Quasi 1,3 milioni di persone, cacciate dal resto dell'enclave, si sono rifugiate a Rafah, nell'estremo sud della Striscia di Gaza e sono ora minacciate da un'offensiva di terra che sarebbe un vero e proprio massacro. Domenica 18 febbraio, Benny Ganz, membro del gabinetto di guerra israeliano, ha dichiarato che l'offensiva sarebbe stata lanciata se Hamas non avesse rilasciato gli ostaggi israeliani prima del Ramadan, che dovrebbe iniziare intorno al 10 marzo.
Nel frattempo, continuano i bombardamenti. Alcuni palestinesi hanno deciso di lasciare Rafah e di tornare più a nord. Ma il viaggio è pericoloso, il percorso viene spesso bombardato, e le città che trovano sono completamente devastate.
A Khan Yunis, l'esercito israeliano ha invaso l'ospedale Nasser giovedì 15 febbraio, con il pretesto di liberare gli ostaggi che forse vi erano detenuti e arrestare i combattenti di Hamas. I pazienti e le squadre mediche si sono trovati intrappolati, privi di acqua e cibo, l'ospedale non ha più potuto funzionare e l'interruzione di corrente ha portato alla morte di almeno sei persone per mancanza d'ossigeno.
Mentre la popolazione della Striscia di Gaza rischia di morire di fame, il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha fatto bloccare nel porto di Ashdod più di mille container di aiuti alimentari che vi erano destinati. Il governo israeliano afferma che si sta preparando ad evacuare i civili da Rafah prima dell'offensiva di terra, senza dire dove saranno trasferiti.
Diversi Paesi imperialisti, guidati dagli Stati Uniti, hanno avvertito il governo israeliano dei rischi per la popolazione civile di Rafah dell'offensiva e dello sfollamento forzato di centinaia di migliaia di persone. È chiaro che se i palestinesi finiscono per fuggire in Egitto, probabilmente non potranno mai tornare a casa. Rischiano di subire la stessa sorte dei rifugiati del 1948, le cui famiglie sono ancora oggi nei campi in Giordania e Libano. Ma questo non impedisce al governo statunitense di mantenere il suo sostegno alla politica israeliana. Ancora una volta, al Consiglio di sicurezza dell’ONU, ha votato – facendo pesare il suo diritto di veto - contro una risoluzione che conteneva il cessate il fuoco immediato.
I Paesi imperialisti continuano a parlare di "soluzione a due Stati" e forse cercano di convincere il governo israeliano di prepararsi alla fine della guerra negoziando con Hamas. È chiaro che in realtà non si preoccupano dei palestinesi che vengono schiacciati dalle bombe, né di porre fine alla loro oppressione. Ma è anche evidente che dopo quattro mesi di guerra e quasi 30000 morti il governo israeliano non è riuscito a sconfiggere Hamas, né a riportare gli ostaggi a casa. Le sue distruzioni non fanno altro che suscitare nuovi combattenti nella popolazione palestinese.
È questa politica cieca e folle del governo israeliano, sostenuta dall’imperialismo occidentale, che continua a fare sprofondare i due popoli, sia israeliano che palestinese, in un conflitto sanguinoso e senza via d’uscita.
H C