Chi ha pagato per i mondiali di calcio 2022

La società umana non si è evoluta più di tanto da epoche storiche remote, se sono ancora possibili i sacrifici umani allo scopo di sollazzare e divertire chi può permetterselo. La vera e propria strage di lavoratori migranti nei cantieri di costruzione dell'aeroporto, degli stadi, degli alberghi, discoteche e centri commerciali in Qatar per i mondiali di calcio 2022, mostra se mai che le vittime di fronte ai profitti non sono niente

Quando la FIFA, federazione mondiale gioco del calcio, ha assegnato - ormai più di 10 anni fa - la destinazione per i mondiali di calcio 2022 allo stato arabo del Qatar, sicuramente non si è posta minimamente il problema dello status politico del Paese, né delle garanzie offerte sul piano delle tutele e della sicurezza ai lavoratori in quel Paese: figuriamoci, gli affari sono affari. Secondo un'inchiesta pubblicata nel 2019 dal giornale inglese Sunday Times, la scelta del Qatar sarebbe stata condotta da un complesso sistema di corruzione, che avrebbe portato nelle casse della FIFA qualcosa come 880 milioni di dollari. Di sicuro il problema di chi e come avrebbe costruito le infrastrutture dell'evento non ha nemmeno sfiorato i responsabili dell'organizzazione....

Il Qatar è un emirato che basa le sue enormi ricchezze sul petrolio e sul gas, e un PIL pro capite che piazza i suoi abitanti al primo posto tra i ricchi del mondo; ma i cittadini qatarioti sono curiosamente un'infima minoranza nel loro Paese, all'incirca il 13%. L'87% degli abitanti, un caso unico al mondo, è costituito da lavoratori immigrati, soprattutto dall'Asia (India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, etc.), ma anche dall'Africa, dalle Filippine e da altri Paesi della penisola araba. Sono più di un milione e mezzo di lavoratori, che costituiscono la vera forza del Paese ma ne sono anche i paria, sfruttati fino all'inverosimile, pagati una miseria, e costretti perfino a consegnare i passaporti nelle mani dei loro padroni. Da quando sono stati avviati i cantieri per i mondiali, più fonti, tra cui il quotidiano britannico The Guardian e la stessa Amnesty International parlano di almeno 6.500 morti sul lavoro, ma i numeri risalgono a stime del 2021, e soprattutto sono con ogni probabilità sottostimati. Invece i numeri ufficiali sono - secondo il presidente della FIFA Gianni Infantino - risibili (3 morti), mentre non esiste nessun organismo di ispezione e vigilanza sulle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori. Il clima caldissimo e umido, gli orari di lavoro illimitati, gli alloggi inadeguati provocano un alto tasso di morti per puro sfinimento, oltre a quelle dovute agli incidenti.

Per lavorare a queste condizioni, gli immigrati hanno dovuto anche pagare. Secondo Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, molti hanno impegnato qualche misera proprietà o si sono indebitati per raggiungere la somma di 3650 dollari di tasse richieste per lavorare nel Paese. Con salari da 250 euro/mese, ci vuole più di un anno per ripagare il debito. Ci sono stati casi di suicidio, non appena apparso chiaro come il sogno di mantenere se stessi e la famiglia con un lavoro dignitoso fosse in realtà l'inizio di un incubo.

Di fronte a ciò, augurando buon divertimento agli estimatori di calcio e a chi in Qatar potrà permettersi di andare per godersi lo spettacolo (a quanto pare alberghi e intrattenimenti saranno molto cari), lo stesso presidente della FIFA Gianni Infantino, un tizio che nel 2018 per il suo ruolo percepiva 1, 9 milioni di dollari, ha dichiarato durante un evento del Milken Institute (un'associazione di teste pensanti in campo economico) a Los Angeles: "Non dimentichiamo una cosa, stiamo parlando di lavoro, anche un duro lavoro. L’America è un paese fondato sull’immigrazione e anche i miei genitori sono emigrati dall’Italia alla Svizzera. Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio. Non è carità, tu non fai beneficenza. Aver costruito gli stadi dove si disputeranno i Mondiali è anche una questione di orgoglio e di aver potuto cambiare le condizioni di questi 1,5 milioni di persone. Questo è qualcosa che rende orgogliosi anche noi. 6.000 potrebbero essere morti nella costruzione di altre opere. La FIFA non è la polizia del mondo o responsabile di tutto ciò che accade nel mondo".

Non c'è che dire, pelo sullo stomaco ne ha da vendere. L'uomo giusto nel posto giusto.

Aemme