Il rigassificatore di Piombino e la sicurezza nazionale

Sorpresa: non si era mai sentito parlare tanto di Piombino come in questo periodo. Non per risolvere finalmente la crisi siderurgica, non per realizzare infine la caterva di promesse e assicurazioni, le bonifiche ambientali, il raddoppio della strada di accesso alla città, l'ammodernamento del porto, etc. etc. Macché...

Nonostante una crisi della siderurgia che ha ridotto una fabbrica che occupava con l'indotto oltre 11.000 addetti, che produceva bramme, billette, blumi, vergella, tondi e rotaie per per tutta Europa e oltre, a sopravvivere tra una commessa precaria e l'altra, con i 1.500 dipendenti rimasti per la maggior parte in cassa integrazione - sussidio rinnovato fra l'altro fino al gennaio 2023, dopo si vedrà - non si era mai sentito parlare tanto di Piombino, né visto la città tanto al centro delle attenzioni politiche e degli appetiti industriali. Naturalmente ancora una volta non per fornire soluzioni o dar corso alle promesse: semplicemente ancora per chiedere.

Il 6 aprile scorso, di punto in bianco, il Ministro alla cosiddetta transizione ecologica Roberto Cingolani ha annunciato, come un fatto compiuto, la decisione di collocare nel porto di Piombino una mega nave rigassificatrice lunga 300 metri e larga 40, in un punto in cui il fondale ha una profondità di 20 metri. La nave, a quanto pare bell'è comprata da Snam, sarebbe pronta per ingoiare gas liquido a bassissima temperatura e a carissimo prezzo, proveniente dagli U.S.A., per risputarlo in forma gassosa dopo averlo riscaldato con 600.000 metri cubi di acqua al giorno e una quantità di ipoclorito di sodio - candeggina, praticamente - intorno agli 80 chili per volta, che finirebbe in mare, ovvio. L'operazione doverebbe ripetersi ogni settimana, e durerebbe intorno alle 24 ore. Durante questo periodo, non sarebbe auspicabile che altre navi - merci, traghetti - circolassero nei paraggi.

Il ministro - o meglio, ex ministro - Cingolani tiene a tal punto al rigassificatore che anche pochi giorni prima che l'ormai agonizzante governo Draghi cedesse il passo al nuovo governo di destra continuava a sgolarsi per affermare che la sicurezza energetica nazionale dipende dal rigassificatore di Piombino, e se non si sarà in grado di utilizzarlo sarà un suicidio. Non ci azzarderemmo mai a ipotizzare quali accordi possano essere intercorsi tra l'ormai ex ministro e il defunto governo in generale, e una società privata come Snam, certo è che la Snam stessa si è sentita tanto sicura dell'operazione da procedere alle enormi spese di acquisto di nave e annessi prima ancora che enti pubblici e territori avessero potuto anche solo aprire bocca sull'argomento. Con suprema disinvoltura sono stati presi per buoni gli studi analitici presentati dalla Snam stessa, attestanti sicurezza degli impianti e assenza di inquinamento acqua/aria. Con una missiva alla Commissione europea il solito Cingolani ha comunicato che "Il progetto per il rigassificatore di Piombino sarà esentato «dall’applicazione delle disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale», perché «eventuali ritardi o ostacoli suscettibili di impedirne una tempestiva attuazione risultano contrari all’interesse dei cittadini italiani e finirebbero per mettere a repentaglio la sicurezza energetica del Paese»" (Il Sole 24 Ore, 13.8.22).   Sembra quasi una risposta alla manifestazione di protesta promossa in città il 20 luglio, affollatissima e molto partecipata, che ha visto schierate praticamente le bandiere di tutti i partiti, delle associazioni e dei vari comitati costituitisi per poter almeno far valere la propria voce.   Basta dare un'occhiata agli studi indipendenti di cui si sono serviti i comitati contro il rigassificatore perché sia evidente quanto l'intera faccenda abbia i contorni di una superficialità criminale. Un rigassificatore tratta sostanze esplosive, e la sua collocazione dovrebbe porsi a distanza di sicurezza di almeno una ventina di chilometri dai centri abitati, mentre a Piombino le prime case abitate sono a 800 metri dalla banchina prevista. La sicurezza dell'ormeggio viene data per sicura da Snam con venti a 60/ora, ma il vento che il 18 agosto scorso ha distrutto la ruota panoramica di piazza Bovio - video postato anche sul sito della Regione dal commissario straordinario per il rigassificatore, presidente della Regione Eugenio Giani (PD), che chissà se si è accorto della contraddizione - era ben superiore ai 60/h. Non siamo tecnici e lasciamo le valutazioni ai tecnici, ma quelli che non dipendono da Snam valutano gli incidenti dovuti alle manovre in porto possibili, anzi probabili, data la ristrettezza degli spazi a disposizione in un porto piccolo e affollato.   Nonostante queste premesse, senza il minimo scrupolo la popolazione della città viene usualmente apostrofata sui media come affetta da sindrome "nimby", acronimo inglese per dire che puoi far tutto, ma non nel mio cortile. La campagna è martellante, e dietro l'apparenza comprensiva degli intervistatori delle varie tivvù nei confronti dei piombinesi intervistati traspare un'ombra di sprezzante condiscendenza, che lascia intendere come sia un semplice pro forma lasciarti parlare, perché le ragioni e gli interessi in ballo sono più forti delle tue. Nessuna forza politica - a parte quelle dichiaratamente di sinistra - è ostile al progetto, nemmeno quella destra estrema verso la quale gli elettori di Piombino sono trasmigrati da un paio di elezioni a questa parte, tutt'al più c'è chi promette bollette scontate o fa passare per compensazioni le opere pubbliche già promesse, in qualche caso in cantiere o già finanziate. La città che votava in massa PCI, ma poi anche PDS, DS e PD, dopo il 2018 ha eletto un sindaco di Fratelli d'Italia - peraltro contrario al rigassificatore, chissà se verrà riportato in linea con il partito - così come si è espressa a destra nelle ultime elezioni. Se ci potrà essere una soluzione positiva, non si potrà aspettarla dai referenti politici, da qualunque parte provenienti.