Un appello di “Prospettivo operaia”

Abbiamo ricevuto dal gruppo “Prospettiva operaia” l’appello intitolato “Una risposta operaia all’emergenza coronavirus – La lotta all’epidemia e la lotta al capitalismo” scritto con le altre organizzazioni della corrente internazionale di cui fa parte. Questi compagni aggiungono: “Secondo noi è importante che i gruppi che fanno riferimento al marxismo rivoluzionario diano vita, in una fase del genere, ad una riflessione e ad un dibattito collettivo, non solo sull’emergenza sanitaria” e scrivono “Se concordate col contenuto potete sottoscriverlo e condividerlo sul vostro sito internet”. Pubblichiamo volentieri questo loro appello e la nostra risposta.

La risposta de “L’internazionale”

Alla redazione di Prospettiva operaia

Cari compagni,

Vi ringraziamo per l’invio del vostro appello “UNA RISPOSTA OPERAIA ALL’EMERGENZA CORONAVIRUS-La lotta all’epidemia e la lotta al capitalismo” scritto con le organizzazioni della vostra tendenza internazionale.

Come vedrete leggendo i testi del nostro sito e della nostra tendenza internazionale, l’Unione comunista internazionalista, condividiamo gran parte delle vostre analisi sulla situazione attuale. L’estensione dell’epidemia coronavirus non fa altro che precipitare una crisi che è quella del sistema capitalista stesso. Il succedersi delle crisi finanziarie, delle guerre, lo sviluppo delle tendenze protezionistiche, l’incapacità dei governi ad aprire una vera prospettiva di sviluppo e ad affrontare la crisi climatica, il peggioramento delle condizioni delle masse non solo nei paesi più poveri ma anche nei paesi più sviluppati d’Europa o del continente nordamericano ne sono altrettante indicazioni. L’imperialismo, “fase senile del capitalismo” come diceva Lenin sta vivendo una fase di agonia. Anche se questa agonia può essere ancora lunga e portare con sé sviluppi catastrofici, il futuro appartiene alla classe operaia internazionale. È l’unica classe in grado di sostituire questo sistema con un’organizzazione sociale veramente umana, ossia il comunismo.

Questa situazione pone tutti i militanti comunisti rivoluzionari, e segnatamente quelli che fanno riferimento al trotskismo, di fronte alle loro responsabilità. Solo loro possono offrire un’autentica prospettiva rivoluzionaria alla classe operaia, sulla base dell’esperienza del bolscevismo e della Rivoluzione d’ottobre di cui il Programma di transizione trotskista non è altro che l’espressione concentrata. Dobbiamo dare a questa prospettiva una forma concreta che non può essere altro che l’esistenza di parti comunisti rivoluzionari fortemente radicati nella classe operaia, in grado di dare una direzione alle sue lotte, e di un’Internazionale comunista rivoluzionaria. La costruzione di questi partiti e di questa Internazionale sono compiti urgenti, che devono essere al centro dell’attenzione di tutti i militanti.

La strada che porta alla costruzione di un tale partito in Italia non è scritta in anticipo. Purtroppo potrebbe essere lunga e complicata e oggi come oggi nessuno dei gruppi esistenti può pretendere di averne la chiave. Speriamo solo che tutti i militanti e le tendenze sparse che oggi si riconoscono nel programma trotskista, ed anche altri, si ritroveranno finalmente nello stesso partito. Per questo dovranno dedicare tutti i loro sforzi ad un lavoro rivoluzionario nella classe operaia, mirando a conquistarne gli elementi più combattivi e più coscienti. Ognuno deve fare di tutto per sviluppare il proprio lavoro e la propria esperienza, come contributo alla costruzione di questo partito. Parallelamente gli scambi, le discussioni ed eventualmente le collaborazioni tra queste tendenze si dovranno sviluppare, al livello nazionale come al livello internazionale, senza settarismo né preclusioni.

Naturalmente, la questione per noi non è firmare il vostro appello. Questo testo porta il segno della vostra tendenza e del suo modo di concepire l’intervento. È naturale, nella fase attuale, che ogni gruppo si esprima con le proprie parole e per conto suo, come facciamo noi per conto nostro. Aggiungere delle firme ad un testo non serve, serve l’impegno dei militanti per dare vita ad un intervento concreto nella lotta di classe.

Comunque porteremo volentieri questo vostro appello alla conoscenza dei nostri compagni, tra l’altro sul nostro sito internet, considerandolo come un contributo ad un obiettivo rivoluzionario comune.

Con l’augurio di avere altre occasioni di discussione e di confronto, vi mandiamo il nostro saluto comunista e rivoluzionario.

Il 16 aprile 2020

“L’Internazionale”

L’appello di “Prospettiva operaia”

Un programma di azione internazionale della classe operaia per affrontare la diffusione della pandemia e l’incapacità dei governi capitalisti

La crisi innescata dalla diffusione del coronavirus ha assunto una nuova dimensione – sanitaria, economica e politica.

Da un lato, il numero di pazienti si avvicina ai 700.000 casi, anche se si stima che sia già adesso molto più alta, perché in tutto il mondo le misure di rilevazione sono assenti in tutto o devono affrontare notevoli ritardi nell’attuazione. Il numero dei morti è salito a 30.000 e, con poche eccezioni, il tasso di mortalità è in aumento. L’epidemia ha raggiunto il paese più potente del mondo, gli Stati Uniti, rendendolo “l’epicentro” dell’epidemia globale. Dopo anni di austerità antisociale, soprattutto nel campo della salute, il sistema sanitario, anche nelle nazioni capitaliste sviluppate, è completamente collassato.

D’altra parte, i governi hanno abbandonato ogni interesse a contenere l’epidemia, a favore di una politica di “mitigazione”, chiamata anche “appiattimento della curva” della crescita. Vale a dire, prolungare l’epidemia nel tempo – per accontentarsi di un sistema sanitario sabotato da tutti i governi. Le quarantene sono completamente limitate, a causa della pressione capitalistica per mantenere attiva la maggior parte della produzione – non solo quelle essenziali, come i prodotti alimentari, della sanità e delle loro filiere.

Il terzo aspetto è l’adozione di giganteschi sussidi al capitale finanziario, che nel caso degli Stati Uniti raggiunge i quattromila miliardi di dollari tra pacchetti fiscali e monetari. Si tratta di un gigantesco credito della Federal Reserve e del Tesoro, che deruba il finanziamento dei salari, pensioni e l’assistenza sanitaria e sociale –interessatamente stigmatizzati, solo essi, come “inflazionistici”. Questo sussidio senza precedenti al capitale porta la crisi sanitaria in un vicolo cieco, perché senza un vigoroso “distanziamento sociale”, con la chiusura della produzione e dei trasporti prescindibili, i lavoratori saranno condannati a morire sui loro posti di lavoro.

Poiché il capitale non esiste in quanto tale se rimane fermo, bensì attraverso la sua ininterrotta valorizzazione, i vari Trump, Bolsonaro, Piñera, Lacalle Pou hanno deciso di muoversi verso un confronto aperto contro i lavoratori, e anche contro gli altri stati capitalisti, annunciando l’abolizione delle quarantene o delle linee guida “di distanziamento” e le eventuali restrizioni alle industrie, agli scambi commerciali e ai locali pubblici – “Open up“, nelle parole di Trump. Gli Stati Uniti diventerebbero così un disseminatore esplosivo della pandemia a livello internazionale. Sia negli Stati Uniti che in Brasile, questa decisione ha aperto, in entrambi i casi, una crisi politica tra il governo centrale e i più importanti Stati federali. Si apre un periodo di crisi politica in tutto il mondo, che si percepisce nei tentativi di contrattacchi, amministrativi e parlamentari. L’incapacità di far retrocedere l’epidemia rivela lo stato di ingovernabilità degli stati.

Questa incapacità si manifesta in un’altra incapacità: quella di realizzare un’associazione internazionale per combattere la pandemia in modo concertato e cooperativo. Invece, le frontiere e i confini che erano aperti vengono chiusi, come nel caso dell’UE, vengono persino stabiliti confini all’interno delle nazioni stesse; non c’è un’unificazione degli sforzi per ottenere un vaccino efficace; cresce la lotta per il controllo dell’industria farmaceutica e delle attrezzature mediche. Non solo le sanzioni economiche sono ancora in vigore, soprattutto da parte degli Stati Uniti contro l’Iran, il Venezuela, la Russia e persino la Cina – le guerre e l’ostilità e la repressione contro i rifugiati di queste guerre sono in aumento. In mezzo al traboccante sistema sanitario e alla crisi industriale, il capitale finanziario e il FMI stanno stringendo le viti sulle nazioni dipendenti per onorare contratti di debito da mille miliardi di dollari.

La crisi che l’umanità sta attraversando non è virologica o sanitaria – è la crisi di un regime storico di dominio, la cui gestione della crisi è più catastrofica di quella che ha prodotto per arrivarci. Non può fare a meno della forza lavoro, ma non è in grado di proteggerla. La sua logica la porta a uscire da questa crisi con i metodi tradizionali, cioè la distruzione delle forze produttive che si manifesta nella disoccupazione di massa, la decomposizione delle forze materiali della produzione e, in ultima analisi, le guerre.  Al tempo stesso che stiamo attraversando, condannando i lavoratori e i pensionati a una morte virale. Le statistiche mostrano che nemmeno i bambini sfuggono ai cosiddetti gruppi a rischio. È molto difficile resistere a questa situazione senza una prospettiva d’insieme, alla quale ancorare un programma d’azione.

In effetti, la ribellione del popolo non tarda ad arrivare. Gli scioperi “selvaggi” in Italia, Spagna, Gran Bretagna, Brasile, Argentina e Stati Uniti, in particolare, rispondono allo stesso scopo: “la nostra vita prima di tutto”. “Our lives, first’”.

La classe operaia esige:

la chiusura temporanea di industrie non essenziali, senza riduzione dei salari;

protocolli sanitari e di igiene emanati dalle assemblee [dei lavoratori]; riduzione della giornata lavorativa a sei ore e quattro turni al giorno, con l’inserimento di nuovo personale; quattro ore di lavoro al giorno per il personale sanitario e nuovi assunti coperti dal contratto collettivo di lavoro;

quarantene nei quartieri con protocolli che tengono conto del sovraffollamento e della mancanza di altri spazi propri;

produzione e acquisizione di respiratori e di attrezzature diagnostiche (kit) e di un massiccio piano di test; completamento di ospedali semi-costruiti; intervento statale nella sanità e la produzione farmaceutica privata, sotto il controllo dei lavoratori;

nessun salvataggio del capitale, nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori e assegnazione del denaro per sanità, casa, prodotti alimentari e medicine;

salario minimo pari al costo del paniere familiare per tutto il mondo del lavoro – di conseguenza per i lavoratori in nero, lavoratori monoreddito, disoccupati, precari e donne capofamiglia;

regolarizzazione immediata per tutti i migranti irregolari; amnistia per i detenuti senza condanna o detenuti per delitti minori; urgente piano sanitario nei quartieri popolari dei paesi avanzati e arretrati (banlieu, favelas, villas miserias o slums), sotto il controllo dei lavoratori e degli abitanti dei quartieri.

porre fine a tutti i pagamenti dei debiti pubblici;

via le sanzioni internazionali;

obbligo di tutti i Paesi di accogliere i rifugiati, in condizioni umanitarie, sotto la supervisione degli organismi per i diritti umani;

piano di aiuto speciale per la popolazione di Gaza, sotto la supervisione umanitaria internazionale;

via tutte le potenze della Siria;

per l’unità internazionale della classe operaia;

Un programma d’azione della classe operaia metterà nell’agenda internazionale, come già avviene, lo scontro tra capitale e lavoro. “Contenimento”, “mitigazione” e “quarantena” sono accompagnati dalla repressione della polizia. In Cile c’è il coprifuoco; in Argentina vengono lanciati test di prova per decretare lo stato d’assedio. Sotto la pressione dei lavoratori e la disintegrazione che minaccia i governi, a causa dell’impatto della crisi sanitaria e del crollo economico, si “aggiornano” i colpi di Stato degli stati maggiori delle Forze Armate.

Di fronte all’insieme della crisi, le burocrazie sindacali si sono allineate con gli Stati e i governi, e sono protagoniste delle contese, delle attenuazioni e delle quarantene politiche della classe operaia.

È necessario affrontare la burocrazia, chiamando i sindacati ad un’azione indipendente e soprattutto creando comitati dei lavoratori. La lotta quotidiana deve portare a una lotta d’insieme; non c’è diritto a nessuna illusione in soluzioni isolate in un’azienda o un’industria, o a lavoratori di questa o di quella categoria.

Vengono da noi, con tutte le risorse della politica e dello Stato; andiamo in autodifesa con le nostre risorse politiche e organizzative: sindacati e partiti indipendenti – coordinamento internazionale della classe operaia.

Prospettiva operaia, 29 marzo 2020