Una lotta operaia per il riconoscimento del proprio lavoro

Una lotta operaia, che quando scriviamo si sta ancora svolgendo, offre una dimostrazione pratica delle condizioni in cui il padronato mantiene quelli che nelle comunicazioni ufficiali chiama “collaboratori”.

La Salvi è una piccola impresa con sede a Montescudaio, in provincia di Livorno, che lavora la carne suina e bovina.

150 operai di una ditta di appalto utilizzata dalla direzione del salumificio Sandri chiedono un trattamento salariale adeguato per lo meno ai parametri definiti dal contratto nazionale degli alimentaristi. Infatti attualmente sono pagati con il famigerato contratto “multiservizi” che prevede un trattamento peggiore e che è di fatto la scappatoia usata da un numero crescente di padroni per non riconoscere un salario corrispondente al tipo di lavoro effettuato dalla manodopera.

Questi lavoratori, infatti, fanno in tutto e per tutto un lavoro industriale e operano nelle linee di produzione dell’azienda. Ecco che ne viene rivendicata giustamente anche l’internalizzazione, ovvero l’assunzione diretta da parte della Sandri.

Nel caso specifico, come denuncia l’Unione Sindacale di Base, i lavoratori sono passati da una ditta appaltatrice all’altra nel corso degli anni e ogni volta perdendo qualche cosa delle condizioni di lavoro precedenti. Fino all’assurdo che si è loro chiesto di pagare 10mila euro ciascuno per quote sociali come condizione per continuare a lavorare.

Quando sentiamo i rappresentanti degli industriali e anche molti politici e sociologi di vario tipo, sembra che il mercato del lavoro veda gli imprenditori alla ricerca disperata di forza-lavoro, disposti ad offrirle ogni vantaggio economico, e una massa di disoccupati pelandroni che non hanno nessuna voglia di affrontare le fatiche della fabbrica. Ma situazioni come quella della Sandri sono una regola e non un’eccezione. Questa continua azione del padronato per logorare ogni tipo di resistenza da parte degli operai, mettendoli di fronte alla scelta di lavorare per un salario da terzo mondo o essere licenziati, si basa evidentemente sulla sensazione di avere il coltello dalla parte del manico, di avere un rapporto di forza che consente tutte le prepotenze.

Un quadro che non ha evidentemente niente a che vedere con quello che dipingono sociologi e associazioni imprenditoriali.

Di lotte come quella della Sandri, siamo sicuri, ce ne saranno sempre di più e, attraverso l’unità e l’organizzazione, gli operai riusciranno a ottenere i loro diritti.

Corrispondenza Livorno