Il 5 ottobre a Torino si è svolto uno sciopero molto partecipato con uscita anticipata di due ore sui due turni, alle Carrozzeria dello stabilimento Fiat di Mirafiori, ora parte del gruppo Stellantis. Da tempo non s'era visto uno sciopero così partecipato, ,le vetture prodotte dalla linea nelle quattro ore di sciopero sono state 14 invece delle 108 previste. Lo sciopero indetto dalle RSA della Fiom non è il primo, c' erano già stati scioperi nel mese di maggio e di luglio.
Le ragioni del malcontento sono tante. Stellantis vorrebbe produrre il maggior numero possibile di auto della sua nuova Fiat 500 Bev. Si dice che il modello sia molto richiesto e il dirigente del gruppo, Carlos Tavares, stima che se ne potrebbe vendere molte di più di quelle che la fabbrica di Mirafiori è attualmente in grado di produrre. Tuttavia, né il numero di operai né gli impianti sono sufficienti in questa fabbrica che da anni ha conosciuto ristrutturazioni, licenziamenti, continua cassa integazione. Sono quindi i lavoratori a subirne le conseguenze. Devono sopportare la costante pressione dei capi per fare la produzione a tutti i costi, senza che la direzione prenda in considerazione l'idea di migliorare le condizioni di lavoro, ormai estremamente pesanti, o di assumere nuovi operai. I carichi di lavoro sono cresciuti enormemente, si lavora sotto organico e la maggioranza dei lavoratori sulle linee ha problemi di salute causati da anni di lavoro in fabbrica. I lavoratori ne hanno abbastanza e non bisogna cercare altrove le ragioni del successo dello sciopero del 5 ottobre. Tutto questo avviene all'interno del un gruppo Stellantis che ha appena annunciato un utile netto di otto miliardi di euro per i primi sei mesi del 2022. A Mirafiori, come alla Sevel di Atessa, a Melfi, a Pomigliano, alla Mopar di Rivalta si capisce come si ottiene questo risultato: spremendo al massimo i lavoratori quando serve, utilizzando al bisogno i lavoratori interinali per poi lasciarli a casa di punto in bianco quando non servono più, spostando gli operai da uno stabilimento all'altro a seconda delle necessità. Tutto questo mentre continuano in tutti gli stabilimenti periodi di cassa-integrazione salvo poi chiamare gli operai a lavorare il sabato e la domenica per recuperare i fermi produttivi dovuti ai problemi tecnici sulle linee e alla mancanza di materiale oltre a richiedere gli straordinari.È così in tutte le fabbriche del gruppo e i lavoratori cominciano ad esserne stufi.
Negli stabilimenti Stellantis in Francia, diverse migliaia di lavoratori hanno scioperato alla fine di settembre e all'inizio di ottobre, in particolare per chiedere aumenti salariali che siano al passo con l'inflazione. Non sono per nulla soddisfatti della proposta di un bonus avanzata dalla direzione, come se potesse essere sufficiente a coprire l'aumento dei prezzi che di continuo stanno mangiando i salari.
I dirigenti della Stellantis dovranno fare i conti con lavoratori che accettano sempre meno di essere trattati in questo modo.Corrispondenza Torino