I ferrovieri lottano per la loro sicurezza e per quella dei viaggiatori

Nell’incidente ferroviario avvenuto lo scorso 28 novembre nel Cosentino, in Calabria, sono morti la capotreno e l’autista di un camion, travolto dal treno assieme al suo mezzo, che era rimasto bloccato nella sede di un passaggio a livello.

Questa tragedia torna a ricordarci che la questione della sicurezza della circolazione in ferrovia è ben lontana da essere risolta. E un altro incidente, di cui non è ancora chiara la dinamica, tra un treno regionale e un Frecciarossa, è avvenuto la sera del 10 dicembre sulla linea Rimini-Bologna, in questo caso, fortunatamente, senza nessun morto ma con 17 contusi.

La categoria ha risposto con lo sciopero alla colpevole noncuranza della società ferroviaria, il 30 novembre. Gli scioperi, anzi, sono stati due, perché a quello di otto ore, proclamato dai sindacati confederali dalle 9,00 alle 17,00 del 30 novembre, si è aggiunto quello dei sindacati di base dalle 21,00 del 30 alle 21,00 del primo dicembre. Ambedue le astensioni dal lavoro hanno riscosso in Toscana un buon seguito e moltissimi treni sono stati cancellati.

Sull’alta adesione alle proteste hanno inciso tanto la sensibilità sul tema della sicurezza quanto la rabbia per aver subìto la precettazione e le parole ingiuriose del ministro Salvini sia a luglio che a novembre . Esiste un malcontento nella categoria dovuto anche, almeno per il personale dei treni, alla logistica e ai turni.

I sindacati hanno parlato della necessità di “alzare gli standard di sicurezza” e di necessità di realizzare rapidamente il programma di eliminazione di tutti i passaggi a livello, sostituendoli con sottovie e sopravie. Ma, in attesa della soppressione delle varie migliaia di passaggi a livello tuttora presenti nella rete italiana, sembra proprio che non sia stato installato nessuno strumento tecnico per mitigare il rischio di incidenti, almeno nel caso di quello avvenuto in Calabria. Eppure, questi “immediati interventi di mitigazione tecnologica” sono stati ufficialmente annunciati, come si può leggere nel sito di RFI, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce l’infrastruttura ferroviaria. Eppure esiste già un dispositivo, installato per esempio sulla linea Empoli-Siena, il Pai PL, che verifica che non ci siano veicoli sulla sede ferroviaria una volta chiuse le barriere del passaggio a livello, impedendo in tal caso il transito del treno.

Un altro capitolo della questione sicurezza riguarda il soccorso dei macchinisti in caso di malore lungo la linea. Lo scorso 28 settembre il macchinista del regionale 19130 ha accusato un malore poco dopo la fermata di Castellina in Chianti, alle otto di sera e, per la mancanza di “stradelli” percorribili da auto e per la complessità della necessaria operazione di retrocessione del treno, in mancanza dell’unico macchinista, i soccorritori sono potuti arrivare solo alle 21,20 e l’ambulanza è partita alle 22,00!

È chiaro che la questione della sicurezza dei ferrovieri e dei viaggiatori non può essere subordinata a nessuna logica di “budget”. I lavoratori delle ferrovie, e in modo particolare i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) non devono stancarsi di denunciare tutte le inadempienze, tutte le negligenze delle direzioni aziendali. La mitigazione più importante è costituita dalla vigilanza dei lavoratori.

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