Gaza: l'ONU parla, Israele bombarda

A fine marzo, le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza. Essa chiedeva un "cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan", che porti a "un cessate il fuoco duraturo", "il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi" e la rimozione di tutti gli ostacoli agli aiuti umanitari.

Il 22 marzo, dopo avere posto il veto ai tre precedenti appelli per un cessate il fuoco presentati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti avevano proposto una risoluzione invocando, senza chiederlo esplicitamente, "la necessità" di un cessate il fuoco. Cina e Russia a loro volta avevano posto il veto sul testo, ritenendolo ipocrita. Poi, il 25 marzo, gli Stati Uniti si sono finalmente astenuti dal voto, permettendo l'adozione della quinta bozza di risoluzione. Ma allo stesso tempo, il loro ambasciatore all'ONU ha ancora sottolineato che la risoluzione non era vincolante per Israele e che "il cessate il fuoco potrà iniziare solo dopo la restituzione dell'ultimo ostaggio".

In effetti, dopo il 25 marzo, le operazioni militari israeliane sono proseguite, causando ancora centinaia di morti a Gaza. Contemporaneamente, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant è stato ricevuto da vari funzionari del governo statunitense, del Pentagono e della CIA. Come ha sottolineato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, le forniture di armi statunitensi continueranno in ogni caso. Cinque mesi dopo l'inizio della guerra a Gaza, gli Stati Uniti vogliono fare pressione su Netanyahu, il primo ministro israeliano, ma non ritirare il loro sostegno a uno Stato che è il fedele poliziotto dell'ordine imperialista nella regione.

Netanyahu, quindi, si sente in grado di potere ignorare la risoluzione dell’ONU e continua a minacciare una grande operazione di terra contro la città di Rafah, dove 1,5 milioni di palestinesi cercano di sopravvivere. Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e membro di spicco dell'estrema destra israeliana, ha annunciato l'annessione di 800 ettari di terra palestinese in Cisgiordania, la più grande dal 1993. L'annuncio è arrivato mentre il Segretario di Stato americano Blinken si trovava a Gerusalemme per parlare del cessate il fuoco. Contemporaneamente alla guerra a Gaza e nonostante le dichiarazioni americane che Netanyahu e l'estrema destra stanno ignorando, negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli attacchi terroristici, gli omicidi e le confische di terre contro la popolazione palestinese della Cisgiordania.

I 2,4 milioni di gazawi rischiano quindi di essere sottoposti a bombardamenti, operazioni di terra e mancanza di elettricità, acqua, medicine e cibo per molto tempo ancora, mentre proseguono i negoziati più o meno segreti tra gli Stati della regione e gli Stati Uniti per proporre una parvenza di soluzione politica. I dirigenti americani, come gli altri dirigenti occidentali, vorrebbero apparire un po' meno complici di Israele, ma complici rimangono, e quelli israeliani possono continuare a negare i diritti dei palestinesi e a schiacciare tutto un popolo sotto le bombe.

M S