Acciaierie di Piombino, ultima beffa?

A gennaio scade la cassa integrazione in deroga per gli operai delle Acciaierie di Piombino, e a quanto pare la Regione Toscana non ha risorse economiche per rifinanziarla, se non verranno integrate. Il rigassificatore è una presenza ingombrante nel porto, ma non ha prodotto 1500 posti di lavoro (a dir tanto qualche decina) né le tanto sbandierate "compensazioni"

 

Ormai probabilmente non ci crede più nessuno. Abitanti e dipendenti delle acciaierie ne hanno sentite talmente tante, hanno dovuto subire una tale quantità industriale (è il caso di dirlo) di false speranze che difficilmente potrebbero ancora fidarsi delle notizie in circolazione. Da anni ormai il colosso indiano JSW, attuale proprietario delle acciaierie, garantisce la realizzazione di un forno elettrico e la riqualificazione dei laminatoi per barre, vergella e rotaie; da anni di quanto promesso non si vede nemmeno l'ombra, da anni lo stabilimento langue e gli operai lavorano a singhiozzo. L'estate ha portato solo una montagna di polveri in città - presumibilmente nocive - sollevate nella demolizione degli impianti ormai inutilizzati; il rigassificatore ha riversato in mare ettolitri di ipoclorito di sodio; è stata ventilata l'ipotesi di fare della zona un polo dei rifiuti: la società Rinascenza, subentrata alla fallita Rimateria, ha chiesto di trasformare la discarica di rifiuti industriali autorizzando il conferimento di rifiuti speciali e con componente organica, che tra l'altro è quanto voleva fare appunto Rimateria.

Ora si affaccia quella che potrebbe rivelarsi un'ennesima illusione. Le concessioni demaniali per Jsw sono in scadenza, e nonostante la proprietà assicuri di aver già effettuato l'ordine di macchinari per la realizzazione del famoso forno elettrico, si parla di una trattativa in corso per un progetto da due miliardi di euro di una nuova Acciaieria. Il piano sarebbe stato presentato al ministro delle imprese e del made in Italy (questo il nuovo termine sovranista assegnato al Ministero dell'Industria) Adolfo Urso dal gruppo ucraino Metinvest, insieme all'impresa friulana Danieli, e utilizzerebbe circa 150 ettari nell'area del polo siderurgico. In origine il progetto avrebbe dovuto realizzarsi a San Giorgio di Nogaro, ma dopo il parere negativo della Regione Friuli Venezia Giulia, avanti con la scelta di traslocare a Piombino: "Il progetto friulano prevedeva un nuovo stabilimento basato sul forno elettrico ad arco, e da avanzate tecnologie ‘green’ di produzione dell’acciaio fornite dal gruppo Danieli. Le materie prime sarebbero provenute, invece, dai siti di estrazione del minerale di ferro di Metinvest a Kryvyi Rih, in Ucraina. L’operazione, a detta dei suoi sostenitori, avrebbe portato posti di lavoro in Ucraina e in Italia, consentendo a Metinvest di tornare al volume prebellico di utilizzo dei siti minerari di ferro del gruppo, volume ridottosi a causa del blocco dei porti ucraini, e della perdita del controllo operativo sugli impianti siderurgici di Mariupol". (Il Sole 24 ore, 4.10.23)

C'è fermento ovunque, perché prima o poi l'Ucraina dovrà ricostruire, rifare i ponti, ripristinare le ferrovie, e avrà bisogno di binari. Anche la politica si muove, e Giorgia Meloni ha presentato le industrie siderurgiche italiane (o quel che ne resta) al governo ucraino a luglio: "E' stato siglato anche un accordo commerciale che fa dell’Italia il primo partner in campo siderurgico dell’Ucraina" (La Nazione, 15.10.23)

In tutto ciò, viene ignorata la sorte di 1500 persone, sulle spalle delle quali si decidono fatti e misfatti, si prendono accordi e decisioni come se contassero meno di zero. Nemmeno la scadenza della convocazione delle rappresentanze sindacali prevista a settembre per fare il punto della situazione è stata rispettata. Il termine della cassa integrazione è alle porte, non si sa che fine farà l'acciaieria, e i sindacati hanno tenuto una serie di assemblee per mettere al corrente della situazione i lavoratori. Al termine del giro di assemblee, è emersa la necessità di uno sciopero a scacchiera per impedire la spedizione delle forniture di rotaie. Uno sciopero anche solo per essere convocati, ma d'altra parte anche un segnale chiaro che - se dei prodotti siderurgici ci sarà bisogno - si dovrà fare i conti con i lavoratori.

Corrispondenza Piombino