"Terrorista o no": guerra di parole e ricatti politici

Su tutte le piattaforme televisive e radiofoniche si ripete la stessa domanda: "Lei definisce Hamas un'organizzazione terroristica?” Ma questa domanda non mira, nonostante le apparenze, a determinare il grado di solidarietà degli intervistati con le vittime degli omicidi commessi da Hamas. I governi occidentali e i giornalisti che lavorano per loro non si preoccupano di queste vittime, ma le usano per costringere tutti a scegliere la parte dell'imperialismo e dello Stato d’Israele senza alcun dubbio.

Prendere di mira e uccidere civili in modo indiscriminato, come ha fatto Hamas, è una barbarie e non serve in alcun modo la causa dei palestinesi. Al contrario, è servito a trasformare i due milioni di gazesi in ostaggi e vittime dei bombardamenti israeliani. E, lungi dal far progredire il riconoscimento dei diritti dei palestinesi, questi atti abominevoli possono solo servire a spingere altri popoli, e in particolare gli israeliani, ancora di più dalla parte dei loro dirigenti.

Ma se Hamas ha voluto seminare la morte tra gli israeliani per terrorizzarli, dimostrando che non si fermerà davanti a nulla, sta usando le stesse armi dello Stato di Israele, che lo sta facendo su una scala molto più ampia. Israele bombarda indiscriminatamente Gaza da anni. L'esercito israeliano ha ucciso centinaia di bambini e di civili, ha distrutto ospedali e scuole, sotto lo sguardo complice delle grandi potenze. Eppure l'esercito israeliano non è considerato dalle istituzioni internazionali un'organizzazione terroristica. Per queste istituzioni, che si arrogano il diritto di stabilire chi è un terrorista e chi no, alcune uccisioni di civili sono accettabili e altre no. Per loro, uccidere migliaia di civili con le risorse di uno Stato sostenuto dalle grandi potenze non è terrorismo, ma farlo contro tale Stato sì.

Allo stesso modo, queste istituzioni internazionali non ritengono che l’avere sganciato due bombe atomiche sulle città giapponesi nel 1945, causando centinaia di migliaia di morti sul posto e altrettanti negli anni successivi con le ripercussioni della radioattività, sia stato un atto di barbarie e terrorismo. Perché altrimenti dovremmo ammettere che la più grande organizzazione terroristica del mondo sono gli Stati Uniti.

Durante la guerra d'Algeria, il governo francese ha insistito nel classificare il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) come terrorista, mentre il suo esercito torturava i civili, bombardava i villaggi e deportava gli algerini. Ma ha avuto il cinismo di chiamare tutto questo con la parola ben più dolce di "pacificazione"!

La posta in gioco in questa guerra di parole non ha nulla a che vedere con la solidarietà verso le vittime civili, chiunque esse siano, o con il rifiuto della barbarie. Si tratta di imporre la posizione dei governi delle grandi potenze, compresa l’Italia, e l’idea che queste sostengano Israele per la giusta causa, in difesa della vedova e dell'orfano.

Non c'è motivo di cedere a questo ricatto politico. Hamas è un'organizzazione islamista le cui politiche contribuiscono ad approfondire il divario di sangue tra i popoli e a mantenere la sua dittatura sui palestinesi di Gaza. Non c'è motivo di sentirsi solidali con questa organizzazione, ma di sentirsi solidali con il popolo palestinese contro lo Stato di Israele e contro Hamas stesso. Israele conduce una guerra di oppressione e colonizzazione da oltre 70 anni, utilizzando i mezzi della forza militare per mantenere il dominio delle grandi potenze in tutto il Medio Oriente. Questa guerra è abominevole. I palestinesi hanno diritto alla loro esistenza nazionale tanto quanto gli israeliani. Sono le prime vittime delle guerre e dell'oppressione dello Stato di Israele e delle grandi potenze del Medio Oriente.

In realtà, ci sono due parti in questa guerra, ma non quelle che ci vengono presentate. Da un lato, ci sono i dirigenti di Israele e delle grandi potenze, ma anche quelli degli Stati arabi, di Hamas e persino dell'Autorità Palestinese, che vogliono il potere sopra ogni cosa e contribuiscono a loro modo a mantenere l'oppressione dei loro popoli per conto delle varie borghesie e innanzitutto della borghesia imperialista. D'altra parte, gli arabi oppressi, i lavoratori palestinesi e israeliani non hanno alcun interesse in questa guerra. Ma possono porvi fine solo unendosi sulla base dei loro interessi di classe contro tutti i loro oppressori.

M A