È quasi passato un anno da quando nel quartiere delle Vallette a Torino è sorta una protesta contro gli aumenti delle bollette sul teleriscaldamento. Poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, quando la narrazione dominante aveva già iniziato il ritornello della crisi economica causata dalla guerra, molti abitanti del quartiere si sono ritrovati nella piazza principale per discutere e organizzarsi, per non rimanere in silenzio davanti a questa ingiustizia.
A partire da allora si sono susseguite molte iniziative con i presidi all’IREN, la campagna di autosospensione dal pagamento delle bollette, la raccolta firme, la conferenza stampa sotto il comune di Torino, i presidi al Comune di Grugliasco, le assemblee a Mirafiori, Lingotto, San Salvario, i banchetti. È nato il Comitato Teleriscaldamento che raccoglie tutte e tutti coloro che non vogliono subire la crisi economica e sociale. La rivendicazione principale è sempre stata e continua ad essere l’abbassamento della tariffa sulla quale viene calcolato il prezzo del teleriscaldamento, dato che essa è agganciata all’andamento del prezzo del gas ma in realtà sfrutta il calore ottenuto da energia di scarto.
IREN, dopo poche settimane dall'inizio della protesta, ha dato da sé un bonus in cui si può vedere un tentativo di sgonfiare la protesta col fine di proteggere i propri profitti in un contesto tariffario poco trasparente. Ma di questo bonus ha beneficiato solamente una piccola parte degli aventi diritto, dato che è stato comunicato in modo manchevole, oltre ad essere insufficiente per la risoluzione del problema.
In tutta questa storia ci sono dei responsabili: sicuramente IREN, monopolio energivoro che sceglie una tariffa indicizzata al gas anziché parametrata ai costi effettiivi e i Comuni, amministrazioni pubbliche che hanno svenduto i settori dell'energia ai privati, secondo il criterio del miglior offerente per cui oggi le società che gestiscono l’energia sono libere di speculare sulle bollette indiscriminatamente. Per i teleriscaldati è profondamente ingiusto che IREN guadagni e continui a basare i suoi profitti sulle loro tasche.
Il potere politico si è da sempre glorificato del teleriscaldamento in quanto considerato ecologico ed economico. Ma dietro la scusa dell’energia verde si nasconde – neppure troppo celatamente – la strenua volontà di fare profitto. Eppure è evidente che per evitare il disastro climatico al quale si va incontro, produzione e consumo andrebbero riorganizzati in funzione del benessere collettivo e sociale e non del profitto di pochi. Invece di inviare armi in Ucraina quei soldi dovrebbero servire per potenziare i servizi, per dare le case popolari, per migliorare la sanità, per garantire un lavoro dignitoso a tutti.
Allora la spinta che ha portato il comitato a organizzarsi e lottare è ciò che può permettere di cambiare le cose. In ogni luogo dunque, nel quartiere, nella fabbrica, nelle scuole, è centrale fare fronte comune e individuare chi sono i nostri nemici, perché solo uniti si vince.
Corrispondenza Torino