Stellantis: una pioggia di miliardi... prodotti dello sfruttamento

Quasi 17 miliardi di euro di profitti per il gruppo Stellantis, è la prima volta che una casa automobilistica raggiunge profitti equivalenti a quelli dei trust petroliferi. Queste cifre da capogiro dimostrano quanto sia aumentato lo sfruttamento dei lavoratori negli ultimi anni.

Appena dieci anni fa, in Francia i dirigenti di PSA e della famiglia Peugeot cercavano di far credere che il gruppo fosse sull'orlo del fallimento. Questo serviva soprattutto a giustificare licenziamenti e chiusure di stabilimenti come quello di Aulnay nel 2014. Era un'enorme bugia, confermata oggi, quando si misura l'esplosione dei profitti e i miliardi accumulati.

Nel 2020, quella che era ancora solo PSA realizzava profitti per due miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i due miliardi di profitti registrati da Fiat Chrysler (FCA), in procinto di fondersi con PSA l'anno successivo per formare il gruppo Stellantis: quattro miliardi tra loro, nonostante la pandemia e la carenza di semiconduttori. Entro il 2021, il profitto del nuovo trust Stellantis avrebbe raggiunto i 13,3 miliardi, il triplo. Per quanto riguarda la redditività del capitale per gli azionisti, misurato dal margine operativo, è salito in due anni dal 7% a oltre il 14%. Questo dà un'idea abbastanza chiara del peggioramento dello sfruttamento. Infatti è sulle spalle dei lavoratori che vengono estratti questi miliardi. Certamente, anche il prezzo delle automobili è aumentato, ma la fonte dei profitti è il lavoro dei dipendenti.

Stellantis ha tagliato 130.000 posti di lavoro in tutto il mondo in due anni, riducendo la forza lavoro da 390.000 a 260.000 unità a livelli di produzione costanti. Il processo continua poiché ovunque, quelli che restano lavorano il doppio, con orari lunghi, esaurimento immenso e malattie professionali in aumento.

L'esodo « volontario » dei lavoratori continua, adesso si è saputo che il gruppo vuole tagliare il 4,4% dell’organico in Italia, mandando a casa, attraverso un sistema di incentivi regolato in base agli anni che mancano alla pensione, e con l'utilizzo della Naspi, circa 2.000 lavoratori. Attraverso quelli che vengono chiamati « gli esuberi volontari », Stellantis si vuole liberare degli operai ormai usurati dopo anni di lavoro in fabbrica, invece di garantirgli il mantenimento del salario pieno fino alla pensione , li obbliga a licenziarsi e a prendere la Naspi. in cambio di una manciata di Euro. E anche in questo caso non sono previste nuove assunzioni stabili per rimpiazzare il personale esodato.

Nello stabilimento di Mirafiori, a gennaio è stato sottoscritto un contratto di solidarietà per i lavoratori della linea Ducato e per i lavoratori dell'Officina 63, questi ultimi a dicembre del 2022 avevano appena terminato un anno di cassa-integrazione. Ovviamente Tavares si guarda bene da integrare la perdita salariale di questi lavoratori che arrivano a percepire al massimo il 70% dello stipendio. E intanto vengono richiesti straordinari e sabati lavorativi sulla linea della 500 Bev dove a causa della mancanza di organico i lavoratori devono reggere ritmi e carichi di lavoro insostenibili. Per tutte queste ragioni ci sono questi scioperi e il malcontento cresce.

Per cercare di indorare la pillola, Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo, ha annunciato un bonus di partecipazione agli utili. L'importo annunciato è diverso a secondo dei vari Paesi. In Italia si parla di una media di 1890 euro lordi per l’anno 2022. In Francia sarebbe di 4300 euro lordi e 3900 netti, a condizione di essere stato presente al 100% per tutto l'anno 2022 senza eccezioni o scioperi. Sono esclusi i lavoratori temporanei e del subappalto. Vale a dire che in realtà saranno ben pochi i lavoratori che percepiranno il bonus. Quando è stato annunciato l'importo, il malcontento ha prevalso in molti stabilimenti del gruppo. Infatti, con questi profitti record, i lavoratori si aspettavano molto di più. Carlos Tavares, dal canto suo, è stato ringraziato profumatamente dagli azionisti: il suo stipendio è passato da 19 a 24 milioni di euro all'anno, ovvero 66.000 euro al giorno, compresi i sabati e le domeniche. I pochi azionisti, tra cui le famiglie Peugeot e Agnelli, hanno fatto la parte del leone: 4,2 miliardi di euro di dividendi.

I lavoratori hanno quindi tutti i motivi per imporre, attraverso la loro mobilitazione, aumenti salariali generali uniformi di diverse centinaia di euro e soprattutto che gli stipendi seguano l'aumento reale dei prezzi!

Corrispondenza Torino