In Ucraina si confrontano, sulla pelle della popolazione locale, le mire espansioniste del governo russo contro quelle, ben più solide economicamente, degli Stati Uniti e dei loro alleati. Ma le tensioni aumentano in tutto il mondo. La posta in gioco è la ridefinizione delle sfere d’influenza secondo il principio della forza.
Le guerre non sono un’eccezione ma la regola nei rapporti internazionali della nostra epoca. Il governo e le forze politiche italiane si sono rapidamente conformati alle direttive di Washington.
La macchina della propaganda è assillante. Il “ripudio della guerra” scritto nella Costituzione è un gingillo con cui farsi belli quando la guerra non è vicina. Ora è tutta una gara a sostenere l’invio di armi all’esercito ucraino e alle milizie nazionaliste.
I politici e buona parte degli intellettuali da salotto televisivo scimmiottano gli interventisti del 1915. Come allora, chi non accetta passivamente la versione ufficiale dei fatti, propagata attraverso i maggiori quotidiani e le maggiori catene televisive, è bollato come agente del nemico.
Il governo minimizza le conseguenze economiche della guerra e delle sanzioni. Ma i primi calcoli effettuati dai centri studi prevedono un saldo negativo nei bilanci familiari per il quinto più povero della popolazione italiana entro la fine dell’anno. In altre parole, 5 milioni di famiglie non guadagneranno abbastanza per pagare i beni di prima necessità. E non è che l’inizio. La carenza di materie prime indispensabili per la produzione industriale, la carenza di grano, mais e fertilizzanti, si faranno sentire presto, molti prezzi di beni di consumo sono già aumentati sensibilmente. La speculazione ci mette del suo. Come sempre, c’è chi ci guadagna.
Siamo di fronte a una guerra imperialista e quindi, in ultima analisi, una guerra per accaparrarsi la fetta maggiore di ricchezze e per stabilire le condizioni migliori per succhiare profitti. Ogni governo collabora con i “propri” gruppi capitalistici. Ogni iniziativa diplomatica o militare è determinata da questi interessi, direttamente o indirettamente. La fine di questa guerra, qualunque sia, non garantirà nessuna pace stabile.
Nella logica imperialista, si renderanno “necessarie” altre guerre.
L’unica forza di pace è la classe lavoratrice di tutti i paesi. È la classe che produce tutte le ricchezze e non ha nessun interesse a difendere delle “patrie” che sono in realtà dei recinti entro i quali le varie classi dirigenti nazionali esercitano il potere e il diritto di sfruttare i “propri” lavoratori e, all’occorrenza, di mandarli al macello. Internazionalismo, per la classe operaia, significa prima di tutto comprendere che il principale nemico è la grande borghesia di casa propria e il governo che ne tutela gli interessi.
CONFERENZA E DIBATTITO
DOMENICA 1° MAGGIO, ORE 10,30
SALONE DEL DOPOLAVORO FERROVIARIO,
VIALE IPPOLITO NIEVO, 32 - LIVORNO
Circolo comunista L’Internazionale
Nel numero 182 de "L’Internazionale" (Aprile 2022)
Guerra alla guerra imperialista! - Enti pubblici: chi non si arruola con me… - I diritti dei "riders" – Chi paga per tutti – La guerra in Ucraina: prologo ad una guerra globale? - Solidarietà e accoglienza per tutte le vittime delle guerre – GKN: prospettive di una lotta – Morti sul lavoro, regolarità zero
Lotta di classe n° 36
Capitalismo in crisi e intervento statale - Pandemia, caos economico, minacce di guerra - Situazione internazionale - Situazione politica Francia - Per il 2022 e oltre - Antille, un appello di Combat ouvrier - URSS 1962, la rivolta di Novocerkassk
e gli opuscoli de "l’Internazionale"
Lev Trotsky: la questione ucraina
Settembre 1920, l’Occupazione delle fabbriche
150 anni fa la Comune di Parigi
Da chiedere ai nostri militanti o scrivendo a:
L’Internazionale – Viale Ippolito Nievo 32 – 57121 LIVORNO – ITALIA