Una sopraffazione impunita

Il Corriere della sera ha pubblicato un’inchiesta sulle molestie subìte dalle donne lavoratrici. Oltre alle cifre fornite dall’Istat, secondo le quali negli ultimi tre anni 425 mila donne sono state oggetto di molestie da parte dei loro capi o anche dei loro colleghi nei posti di lavoro, le due pagine di inchiesta del quotidiano milanese ospitano anche delle interviste fatte ad alcune lavoratrici. C’è la testimonianza di una donna, dipendente di una farmacia nel sud della Sardegna, costretta per diversi anni, sotto il ricatto della disoccupazione, a sopportare le attenzioni, sempre più oltraggiose, del titolare. Un’altra testimonianza viene da una ragioniera, impiegata in una ditta di sverniciatura a Firenze, continuamente infastidita e, alla fine anche aggredita da un capo. In tutte e due queste storie c’è un relativo “lieto fine” nel senso che un tribunale ha condannato i molestatori e ha restituito una certa tranquillità alle lavoratrici. Ma si tratta di una goccia nel mare perché la maggioranza delle lavoratrici, di fronte alla paura del licenziamento, subisce in silenzio. C’è inoltre, lo si ricava dalla stessa indagine Istat una evidente disparità tra le più qualificate e le meno. Su 100 donne laureate, risulta che 11,3 siano state oggetto di molestie o ricatti sessuali, percentuale che scende a 9,2 fra le diplomate, a 7,7 fra quelle che hanno la licenza media per finire a 1,8 fra le lavoratrici con licenza elementare o senza nessun titolo di studio. Non si può pensare seriamente che le lavoratrici subiscano tante meno molestie, tante meno aggressioni o ricatti sessuali, quanto meno sono istruite! È evidente che nella massa numerosa delle operaie e delle inservienti, la prepotenza e la violenza dei capi e dei padroni si esercita su di loro in maniera tanto più indisturbata quanto più bassa è la loro qualificazione professionale. Questo ci raccontano le cifre. Questa bassa percentuale rivela la debolezza di questo settore, il più indifeso, del lavoro salariato, perciò anche quello dove denunciare i capi e i padroni comporta un rischio maggiore.