Un buon segnale di combattività dai ferrovieri di Mercitalia

Il 25 e 26 maggio il trasporto merci su rotaia ha subìto un importante arresto. La causa è lo sciopero nazionale del gruppo Mercitalia, società nata dallo scorporo della Divisione Cargo di Trenitalia. I macchinisti e il personale di terra, fin dal momento del passaggio alla nuova società, hanno visto peggiorare le proprie condizioni di lavoro e gli orari in modo particolare. La maggiore preoccupazione dei lavoratori è il fatto che distaccandoli amministrativamente dai loro colleghi di Trenitalia li si voglia colpire “tranquillamente” e senza troppo rumore nei loro diritti. Ed è un timore che i fatti hanno già confermato con la firma del contratto nazionale. Ignorata o sabotata dai vertici dei sindacati confederali, l’agitazione è stata in seguito abbandonata anche da quasi tutti gli altri. Praticamente tutte le sigle del sindacalismo di base si sono ritirate dall’agitazione, esclusa la CUB, che ha consentito agli attivisti di base dei vari impianti di coordinare lo sciopero e di mantenerlo in piedi. Le adesioni sono state alte soprattutto in Toscana, Emilia, Veneto, Lombardia e Lazio. I “comandi” illegittimi da parte della dirigenza aziendale sono stati respinti grazie all’organizzazione e al coordinamento dei lavoratori.

Di questo sciopero, del modo come è stato organizzato, del ruolo delle assemblee autoconvocate, bisogna fare tesoro come categoria, non solo come dipendenti Mercitalia ma come ferrovieri.

Corrispondenza ferrovieri