La notte del 1° agosto a Vinnitsia, una città dell'Ucraina centro-occidentale, una folla ha tentato di invadere lo stadio Locomotiv. Al mattino, l'esercito vi aveva parcheggiato centinaia di coscritti che i loro genitori e amici volevano liberare.
Con gas lacrimogeni e squadre cinofile, la polizia ha mantenuto il controllo della situazione e ha proceduto a diversi arresti. Tuttavia, secondo i media ucraini, è nel nord-est, nella seconda città del Paese, Kharkiv, che si verificano la maggior parte dei casi di ribellione contro i CTR (centri di reclutamento) e i loro scagnozzi. Tra una mezza dozzina di casi registrati a giugno, un giovane di 29 anni ha dato fuoco a un CTR. Arrestato, rischia dieci anni di carcere.
A parte alcuni casi di ribellione più o meno organizzati, come recentemente a Kamianets-Podilskyi, si tratta spesso di atti individuali. Questo anche se, spontaneamente, i passanti spesso vengono in soccorso di coloro che rifiutano di essere trascinati in una guerra tanto più sanguinosa in quanto appare ormai senza possibiità di successo. O meglio, senza che le questioni invocate dal potere possano ottenere un ampio consenso.
Infatti, il regime di Zelensky, presentato come popolare e osannato come modello di democrazia dai media e dai governi occidentali, ha recentemente visto crollare la sua popolarità. Il 22 luglio, il Parlamento ucraino, la Rada, ha votato a stragrande maggioranza una legge che sottoponeva alla procura, quindi al potere, gli organi anticorruzione del Paese. E questa legge è stata prontamente varata dal presidente Zelensky.
Folle di manifestanti sono scese immediatamente in strada, soprattutto nel centro di Kiev, gridando «tradimento». Questi manifestanti, spesso giovani e politicamente vicini a Zelensky, anche se raggiunti da altri e persino da soldati, avevano motivo di sentirsi «traditi». Per molti, è ancora accettabile che Zelensky abbia da tempo fatto a pezzi il codice del lavoro, che faccia rastrellare per strada la carne da cannone che non ha avuto i mezzi finanziari e sociali per sfuggire al fronte, che sia circondato da ministri, generali, oligarchi che, prima o poi, vengono licenziati, o addirittura arrestati, per abuso di potere e tangenti su larga scala. Pur non essendo troppo esigente, Zelensky poteva ancora apparire, per alcuni, come l'onesto «servitore del popolo», nemico della corruzione e dei corrotti, della serie televisiva che lo ha reso famoso. Ma questa volta, mentre l'ex ministro dell'Unità territoriale doveva essere incriminato e l'ex ministro della Salute era oggetto di un'indagine per corruzione, la sua firma immediata appariva come una provocazione. Questa legge era una garanzia data agli alti burocrati e agli oligarchi che si arricchiscono come mai grazie alla guerra.
È vero che i due organi anticorruzione, creati nel 2014 e nel 2015, erano noti per essere poco efficaci, di non cercare di combattere un fenomeno che vale all'Ucraina il 105° posto nella classifica mondiale in questo campo! Ma Zelensky, che si sia sentito tutto permesso o che abbia voluto fare un regalo a coloro che serve alla guida dello Stato, ha creduto di poter impunemente togliersi la maschera o piuttosto far cadere due foglie di fico.
La vicenda è arrivata nel momento peggiore: Trump lo ha abbandonato e gli ultimi sostenitori di Zelensky, i membri dell'Unione Europea, hanno bisogno per proseguire nella loro politica rispetto all’Ucraina che il presidente di questo paese faccia “bella figura”. In ogni caso, sarebbe meglio che non apparisse per quello che è realmente: colui che i ricchi locali, marci e corrotti fino al midollo, hanno scelto per servirli.
I rappresentanti della borghesia europea, che non ignorano nulla della realtà, non hanno apprezzato che egli si mostrasse con tanta sfacciataggine. Hanno subito dato sfogo alla loro indignazione, parlando di «grave battuta d'arresto» nel percorso di adesione dell'Ucraina all'UE. Zelensky ha quindi fatto marcia indietro, cancellando la sua firma sotto la legge incriminata. Se questo cambia tutto sulla carta, in realtà non deve ingannare gran parte della popolazione. Questo spiega il perché, e dà un certo peso alla voce secondo cui quest'estate i sostenitori stranieri dell'Ucraina e alcuni responsabii di questo paese si sarebbero incontrati discretamente nelle Alpi per discutere del dopo-Zelensky...
P. L.