È stato Putin a decidere, un anno fa, di lanciare i suoi carri armati e i suoi missili sull'Ucraina. Ma volendo far entrare l'Ucraina nella NATO, come le ex democrazie popolari e le tre ex repubbliche sovietiche prima di lei, le potenze occidentali lo avevano coscientemente messo nell’angolo. O lasciava che la NATO mettesse Mosca sotto il tiro dei suoi missili, oppure reagiva. E lo ha fatto con tutto il disprezzo per i popoli di cui è capace il leader di un regime reazionario, poliziesco e antioperaio, e con gli unici strumenti che conosce: bombardamenti e carri armati.
La barbarie dei combattimenti nelle trincee, la distruzione delle città, le centinaia di migliaia di vittime militari e civili sono diventate la vita quotidiana di questa parte d'Europa. La barbarie dei combattimenti in trincea, col radere al suolo le città e le centinaia di migliaia di vittime militari e civili, è diventata la vita quotidiana di questa parte d'Europa, ed è eguagliata solo dalla barbarie delle potenze occidentali, dall'Afghanistan all'Iraq, dal Vietnam alle ex colonie francesi in Africa, e in tanti altri luoghi per lungo tempo. Per non parlare delle due guerre mondiali in cui i fautori del mondo capitalista in crisi hanno fatto precipitare l'umanità nel XX secolo.
Questo è ancora più importante da ricordare mentre Biden e altri dirigenti mondiali ripetono che la guerra in Ucraina durerà, che dobbiamo prepararci a scontri più ampi e "ad alta intensità", con la Cina come obiettivo designato. I dirigenti statunitensi chiedono a questo paese di impegnarsi a non fornire armi alla Russia, mentre loro stessi ne forniscono sempre di più al regime ucraino. Così facendo, gli Stati di questa formidabile alleanza militare quale la NATO sperano che la Russia non sia in grado di seguirli in questa escalation, che la sua economia si esaurisca. Il 21 febbraio, Putin probabilmente non li ha impressionati con il suo discorso alla nazione, congratulandosi per la tenuta dell'economia russa nonostante le sanzioni occidentali. Ha aggiunto che "è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia". E Biden ha risposto lo stesso giorno da Varsavia: "L'Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia".
Se i dirigenti occidentali mostrano il desiderio di sconfiggere la Russia, la questione della sorte della popolazione ucraina c’entra ben poco: si tratta di mostrare al mondo quanto può costare non piegarsi alle loro politiche e ad un ordine mondiale che essi concepiscono solo al servizio delle nazioni capitaliste più ricche. Usano la situazione in Ucraina per convincere altri Paesi ad unirsi alla NATO e a seguire gli Stati Uniti, anche se ciò è contrario agli interessi economici o diplomatici di alcuni. In questo anno di guerra, lo Stato americano e i suoi principali gruppi hanno guadagnato ben più dei suoi alleati europei come la Germania, Francia o Italia.
Con questa politica di blocchi, gli Stati imperialisti occidentali vogliono anche mettere il mondo in ordine di battaglia per un grande scontro, di cui la guerra in Ucraina sarebbe solo un prologo. Stanno preparando questa prossima conflagrazione mondiale in molti modi: cercando di convincere le loro opinioni pubbliche della legittimità dell'escalation della guerra, della necessità di aumentare i bilanci militari ovunque, della necessità di trasformare le economie nazionali in "economie di guerra". Questa formula, spesso utilizzata da Biden, Macron e Scholtz, è stata la parola d'ordine della recente conferenza dei ministri della Difesa della NATO e significa la militarizzazione dell'economia con un doppio scopo.
Nel mondo capitalista la crisi si sta aggravando e, come sempre in questi casi, le borghesie e i loro politici trovano nel rilancio dell'industria bellica uno strumento utile per incrementare la produzione di profitti. Infatti, le commesse militari non risentono della caduta del potere d'acquisto dei consumatori popolari. È il bilancio dello Stato che alimenta la macchina, anche se, alla fine, il conto ricade sulle classi lavoratrici.
Questa militarizzazione dell'economia e delle menti, di cui sono responsabili i mass media e gli Stati, può andare solo in una direzione: quella di un gigantesco scontro a cui la messa in riga dell'intera società fornirà i mezzi tecnici e umani. La guerra in Ucraina è quella dei grandi gruppi capitalistici mondiali, quella dei burocrati e degli oligarchi di Putin, ma anche di altri burocrati e oligarchi, quelli ucraini, che con Zelensky guardano all'Occidente. Ma non è quella dei proletari ucraini, né dei loro fratelli in Russia, né dei lavoratori d'Europa, d'America e del mondo.
Al proletariato manca oggi la coscienza di classe necessaria per cercare di fermare questa marcia verso la catastrofe, per trasformare questa guerra generalizzata che gli sfruttatori stanno preparando in una guerra sociale per l'emancipazione dei lavoratori e dell'umanità. Questo è ciò che i lavoratori russi, ucraini e di altri Paesi avevano intrapreso durante la Prima Guerra Mondiale con la Rivoluzione d'Ottobre. Per quanto questa prospettiva sembri lontana, è l'unica che potrà salvare l'umanità da una catastrofe di cui la guerra in Ucraina offre ancora solo un assaggio.
P. L.