Durante quelli che vengono presentati come negoziati per il cessate il fuoco in Ucraina, il tempo passa e i giorni sono più sanguinosi che mai. La stampa ha riportato ampiamente quanto dichiarato dall'aviazione ucraina: la notte del 31 marzo è stata la prima dell'anno senza attacchi massicci da parte di droni suicidi russi. Ma non c'è nulla di cui essere orgogliosi.
Il giorno prima, la grande città di Dnipro, più o meno risparmiata fino a questa parte, era stata bersaglio di bombardamenti mortali. Il giorno dopo è stata la volta di Kharkiv, che le truppe russe stanno bombardando quasi incessantemente. Ma questo non toglie che i commentatori continuano a parlare degli “accordi” accettati da Zelensky e di quelli rifiutati da Putin, per non parlare delle quasi quotidiane sfuriate che Trump - parte integrante del suo personaggio come la messa in scena dell'arbitrato tra belligeranti - rivolge successivamente a una parte e all'altra.
Il 30 marzo Trump ha minacciato Mosca di imporre nuove sanzioni se la Russia “non accetta di porre fine allo spargimento di sangue in Ucraina”. Si è detto che Trump fosse “molto arrabbiato” con Putin, che ha parlato di affidare all'ONU l'“amministrazione temporanea” dell'Ucraina, rimuovendo così Zelensky. Ma, incazzato o meno, Trump ha colto l'occasione per sottolineare che l'imperialismo americano, e solo lui, è il padrone degli orologi in questa guerra, che è lui a decidere e che tutti, Russia compresa, gli devono obbedire.
Per assicurarsi che nessuno possa ignorare quanto il rapporto di forza è in suo favore, la Casa Bianca ha lanciato un nuovo avvertimento a Zelensky. Quest’ultimo aveva accettato il cessate il fuoco incondizionato proposto da Trump, ma contemporaneamente aveva respinto l'ultima versione del piano americano per lo sfruttamento dei minerali strategici dell'Ucraina e le sue clausole leonine. “L'Ucraina non riconoscerà gli aiuti militari americani come un debito” ha persino sbottato Zelensky, e questo non è piaciuto a Trump, anche se in realtà sarà difficile al dirigente ucraino far valere questo suo rifiuto.
È anche vero che in Ucraina, la notizia delle condizioni poste dagli Stati Uniti per la consegna delle terre rare ha suscitato l'indignazione della stampa e degli ambienti politici. Zelensky non poteva rimanere in silenzio, a rischio di apparire complice del grande furto di ricchezza del Paese e di compromettere la sua immagine già appannata e, in ultima analisi, la sua permanenza al potere. Rimane comunque che i dirigenti americani, e Trump in particolare, hanno fretta di ottenere un cessate il fuoco, e che la loro impazienza è sempre più visibile.
Naturalmente, avendo fatto tutto il possibile per alimentare questa guerra, che corrispondeva al loro vecchio obiettivo di indebolire la Russia e rafforzare le loro posizioni nell'ex spazio sovietico, i falchi americani non sono affatto diventati colombe. Questa sarà solo una storia da raccontare al pubblico in futuro. Ma chi lo potrebbe credere oggi, mentre la conquista delle terre rare ucraine da parte dei grandi gruppi americani, cercando di spodestarne i loro rivali europei, evidenzia cosa sono i veri obiettivi di questa guerra?
In realtà, è proprio il motivo per cui gli Stati Uniti, e soprattutto i grandi gruppi capitalistici che ne determinano la politica, vogliono ottenere un cessate il fuoco il prima possibile. Per loro, come per esempio per il gigante Westinghouse, non basta avere un controllo legale sull'industria nucleare in Ucraina; per poterla sfruttare al meglio, non bisogna correre il rischio che le sue centrali vengano colpite da missili o finiscano sotto il controllo militare russo, come a Zaporijia. Lo stesso vale per i giacimenti di terre rare.
Non a caso il primo accordo firmato sotto l'egida di Trump, anche se non ancora attuato, riguarda la sicurezza del traffico marittimo nel Mar Nero. Questo traffico è vitale per le compagnie petrolifere russe e occidentali, e ancor più, a quanto pare, per i trust americani ed europei che fanno il commercio del grano ucraino e per coloro che hanno messo le mani sulle sue fertili “terre nere”.
Nel frattempo, i contadini che coltivano queste terre per i loro nuovi proprietari possono di tanto in tanto essere vittime dell’esplosione di una mina, e i soldati che difendono o cercano di conquistare queste terre possono anche lasciarci la vita: ma questi sono solo i costi accessori del profitto capitalista!
P L