Sabato 29 marzo, centinaia di migliaia di persone si sono ancora riunite per una manifestazione a Maltepe, nella parte asiatica di Istanbul, in Turchia. Il movimento di protesta innescato dalla decisione di imprigionare il sindaco della città, Ekrem Imamoglu, non è finito.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha fatto un ulteriore passo avanti nella repressione di ogni opposizione al suo partito, l'AKP, e a se stesso. Il sindaco di Istanbul appare come il suo principale avversario, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2028, ed Erdogan, che vuole mantenersi al potere comunque in un Paese in crisi, vorrebbe eliminare questo concorrente. Il 18 marzo è stato annunciato che la laurea di Imamoglu, richiesta dalla Costituzione per essere candidato alla presidenziale, era stata cancellata. Il giorno successivo, Imamoglu è stato arrestato all'alba, con l'accusa di corruzione e di legami con il terrorismo, ovvero con il partito indipendentista curdo PKK e le sue rivendicazioni. Decine di membri e rappresentanti eletti del suo partito, il CHP, il principale partito di opposizione, sono stati arrestati nello stesso momento, mentre il 23 marzo Imamoglu doveva essere confermato come il suo candidato ufficiale alla presidenziale.
Erano state prese delle precauzioni per questo arresto: i trasporti pubblici erano fermi in tutta la parte europea di Istanbul. Ciononostante, dalle università e in molte città sono sorte rapidamente manifestazioni di rabbia, senza aspettare la chiamata dei dirigenti del CHP che erano reticenti all'idea di una mobilitazione popolare. Ma di fronte al crescente movimento, si sono uniti ai manifestanti.
Il movimento di protesta dei giovani è andato oltre il semplice sostegno a Imamoglu e al CHP, il Partito Repubblicano del Popolo, che si definisce socialdemocratico e in realtà è l'erede del partito nazionalista fondato da Mustafa Kemal. I giovani che hanno manifestato dalle università sono in rivolta contro lo stesso regime di Erdogan, il suo crescente autoritarismo e il suo carattere poliziesco, religioso e reazionario. Il loro movimento ricorda quello nato nel 2013 dalla protesta contro la distruzione del Parco Gezi nel centro di Istanbul.
Erdogan è diventato impopolare anche presso un'ampia fascia della popolazione, tra cui i lavoratori più precari, vittime di un'inflazione enorme, gli abitanti delle zone devastate dai terremoti, abbandonati al loro destino, e i curdi, privati dei loro diritti e disprezzati al punto che i loro sindaci regolarmente eletti sono stati rimossi da Erdogan. Il risultato delle elezioni comunali del marzo 2024 è stato già una sconfessione del partito di Erdogan, a favore del CHP, che ha conquistato gran parte delle principali città.
Con manovre verso il partito filocurdo DEM e accenni ad una liberazione del dirigente del PKK Öcalan, in carcere da 26 anni, il presidente-dittatore ha cercato di neutralizzare l'opposizione curda e forse anche di assicurarsi il suo sostegno in caso di elezioni. Ma non le ha fatto alcuna vera concessione e il colpo di forza del 19 marzo ha ridotto questa manovra a nulla. Anche il DEM ha chiamato a sostenere le manifestazioni.
Erdogan sperava che la settimana di vacanza iniziata a fine marzo dopo il Ramadan avrebbe ridotto il numero di manifestanti. La sua polizia ha moltiplicato gli arresti, soprattutto tra i giovani. Ma il CHP, dopo l'iniziale esitazione, ha deciso di guidare la protesta e sta annunciando altre iniziative. I leader di CHP e DEM dicono di voler salvare “ciò che resta della democrazia turca” di fronte al regime autoritario di Erdogan. Soprattutto, vogliono apparire come un'alternativa politica credibile, in grado di ripristinare la stabilità se il regime dovesse crollare. Ma i giovani in rivolta si aspettano altro, così come i lavoratori e la classe operaia. Soffrono da anni di una crisi economica caratterizzata dal crollo della moneta, dall'inflazione galoppante e dal crollo del potere d'acquisto. La loro speranza è di vedere la fine di questo regime di crisi e dittatura che protegge gli interessi di pochi privilegiati.
Se la rivolta giovanile continuerà, dovrà estendersi ai quartieri popolari e portare i lavoratori a lottare per i propri obiettivi, per abbattere non solo Erdogan e la sua cricca, ma l'intero sistema di sfruttamento che regna sulla Turchia e non solo.
A F