Tre giorni di sciopero per il ritiro degli esuberi

Officine Meccaniche Cerutti, Vercelli e Casale Monferrato


Non sono bastati alcuni anni di contratti di solidarietà per tamponare la falla alle Officine Meccaniche Giovanni Cerutti, ditta produttrice di grosse macchine rotative per la stampa. Dei due impianti dislocati tra Vercelli e Casale Monferrato se ne chiuderà uno, quello di Casale, con trasferimento a Vercelli di 130 lavoratori e 170 esuberi da scegliere possibilmente tra i molti tesserati che ha la Fiom tra i 430 lavoratori oggi occupati nelle due fabbriche.

Gli operai hanno deciso il blocco immediato della fabbrica con presidio e picchetti ai cancelli. Pressochè totale l'adesione. Ma alla grande maturità dimostrata dai lavoratori fa da contraltare tutta l'ambiguità della burocrazia sindacale. La drammatica decisione dei 170 esuberi viene sconfessata, come da copione, come « mancanza di un serio piano industriale ». Dopo tre giorni di lotta ben fatta, sospesa solo per le vacanze di Natale, e dopo aver deciso di continuare a oltranza fino al ritiro dei 170 esuberi, la burocrazia sindacale si è arenata tra le chiacchiere di Padron Cerutti.

Nell'incontro di Venerdi 21 Dicembre, Cerutti non ha mancato di rassicurare le maestranze sul suo buon cuore. Senza ritirare un solo operaio “esuberante” ha detto però che s'impegnerà per mantenerli tutti al lavoro. Infine, asciugatosi le lacrime nella sciarpa della Fiom gentilmente offerta dal segretario provinciale, ha implorato cortesemente gli operai di tornare al lavoro per « poter ultimare le due macchine che sono in fase di consegna e poter portare nuove risorse finanziarie (leggi profitto) nelle casse dell'azienda ».

Davanti a una simile, straziante, richiesta, inorridito di fronte al dramma del povero padrone sull'orlo del lastrico per tre giorni di sciopero, il dirigente sindacale non ha retto, mostrandosi straordinariamente sensibile al profitto del padrone. Così, in men che non si dica, ha tolto i picchetti, annullato lo sciopero e fatto sapere alla stampa padronale che « per senso di responsabilità, per ora torneremo al lavoro ». Naturalmente il senso di responsabilità, essendo così grande, non se l'è assunto lui in persona ma l'ha scaricato sulle spalle dei lavoratori facendo approvare la sospensione dello sciopero in un’assemblea ben pilotata. In questi casi infatti la burocrazia sindacale sa sempre come scoraggiare i lavoratori, specie se questi sono ancora inesperti in fatto di lotta.

Comunque dopo questi tre giorni c'è stato un prolungamento del contratto di solidarietà, cioè lo spostamento di 6 mesi dei tagli previsti. Se poi ci sarà un secondo round, speriamo che questa esperienza almeno sia stata utile. Alle parole d'ordine del padrone non occorrerà contraporre quelle di rassegnazione della burocrazia ma l'unica soluzione razionalmente possibile dal punto di vista dei lavoratori : la divisione del lavoro a parità di salario tra tutti gli operai occupati. Al taglio dei due quinti dei salariati, bisogna opporre il taglio dei due quinti dei profitti per finanziare questa misura. Al progetto del padrone i lavoratori dovranno opporre la forza della propria determinazione.

Corrispondenza Torino