Contestata una legale dell’azienda all’Università di Torino dove insegna diritto sindacale e del lavoro
In ottobre, al Tribunale del Lavoro di Torino, è iniziata la causa intentata, per la prima volta in Italia, da sei lavoratori di Foodora, licenziati dall’azienda dopo la protesta di un anno fa contro le paghe troppo basse e l’assenza di coperture contributive e sanitarie. I 200 lavoratori di Foodora, infatti, sono assunticome collaboratori, dunque senza un contratto di lavoro dipendente. L’azienda tedesca, che si occupa di cibo a domicilio, con sedi a Milano e a Torino, un anno fa aveva trasformato la paga orario in cottimo, portando la retribuzione da 5,40 euro l’ora a 2,70 a consegna (vedi L’Internazionale di ottobre 2016), scatenando così la contestazione dei giovani fattorini non più disposti a lavorare in condizioni sempre più accostabili a quelle degli schiavi e decisi a rivendicare la fine del cottimo e del contratto di co.co.co. Tanti erano stati i presidi, gli scioperi e le manifestazioni dei lavoratori. L’azienda aveva risposto con arroganza, dichiarando che il servizio di Foodora non doveva essere inteso come un lavoro per “sbarcare il lunario”, ma come «un’opportunità per chi ama andare in bici, guadagnando anche un piccolo stipendio».
Le manifestazioni di arroganza da parte di Foodora non sono cessate nemmeno di fronte alla chiamata in giudizio. L’azienda, infatti, attraverso i suoi avvocati, non ha esitato a dichiarare che i sei licenziati avevano fatto questo lavoro come «riempitivo e sono quasi tutti studenti». Per Foodora, dunque, è giusto e legale che un lavoratore, se studente, sia super sfruttato. Ciò perché, a suo dire, quello dei rider non è un vero lavoro!
Una risposta a quella frase è stata data recentemente da un gruppo di rider di Foodora all’Università di Torino, dove una dei legali, che è pure docente di diritto, è stata contestata durante una sua lezione. L’avvocatessa e “baronessa” ha reagito stizzita dicendo: «se volete ne parliamo al termine della lezione. Ora sto facendo il corso sul diritto sindacale, del diritto del lavoro ne parleremo il prossimo semestre». Questa signora ha davvero una strana concezione dei diritti dei lavoratori!
Al di là di come si possa concludere la causa, non si può che essere solidali con questi giovani, che sono lavoratori a tutti gli effetti, come quelli di Amazon, coraggiosamente scesi in sciopero qualche giorno fa, come tutti coloro a cui oggi, quando trovano lavoro, vengono imposte retribuzioni da fame e condizioni basate sul ricatto permanente.
Corrispondenza da Torino