Gli operai protestano contro l’annunciata chiusura dell’azienda
La Comital di Volpiano, cittadina alle porte di Torino, venerdì 28 luglio ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento ed il conseguente licenziamento dei 138 lavoratori. La risposta degli operai non si è fatta attendere: da lunedì 31 luglio sono in assemblea permanente e presidiano i cancelli della fabbrica.
L’azienda, dal 2014 proprietà del gruppo francese Aedi, produce laminati di alluminio per l’industria farmaceutica e alimentare. La notizia della chiusura è giunta come un fulmine a ciel sereno. Nessun lavoratore si aspettava un simile epilogo. Ne è prova lo striscione appeso nel centro di Volpiano, che recita: “Vergogna, chiudere un’azienda che produce utile! No ai licenziamenti!” Il bilancio in rosso di 3-4 milioni di euro, infatti, è ampiamente compensato da un fatturato 20 volte più grande e da un capitale sociale di 10 milioni. Senza contare le forti agevolazioni fiscali di cui beneficia la Comital sull’area occupata dalla stabilimento. Sono sgravi applicati dal Comune su tutto il territorio industriale e che per l’azienda hanno voluto dire un risparmio di 30-40.000 euro. Siamo di nuovo di fronte ad uno dei tanti esempi di come i padroni, non importa se italiani o stranieri, usino il pretesto della crisi generale a fini speculativi, rivelando come l’interesse alla continuità produttiva di una fabbrica è ormai subordinato totalmente alla necessità di garantire l’integrità del capitale finanziario.
I lavoratori, seppur sorpresi dall’inaspettata decisione aziendale di chiudere i battenti, non si sono persi d’animo e hanno iniziato la lotta intenzionati a proseguire il presidio ad oltranza e a mantenerlo anche dopo il 12 ottobre, data in cui si ipotizza l’arrivo delle lettere di licenziamento.
Il 1 agosto si è svolto un incontro convocato dalla Regione tra azienda, sindacati ed istituzioni locali con un nulla di fatto. La Fiom provinciale ha invano chiesto «il ritiro delle procedure di licenziamento collettivo per poter affrontare i problemi produttivi della Comital», auspicando, unitamente al sindaco di Volpiano presente al presidio, che «la precedente proprietà collabori alla ricerca di una soluzione, anche individuando un nuovo partner industriale». Ci si riferisce qui a Corrado Airaudo, ad di Cuki, unico pezzo di Comital non ceduto ai francesi. Airaudo è un ex manager della Olivetti, di cui in passato ha gestito il processo di trasformazione dall’informatica alle telecomunicazioni mediante la ristrutturazione e il ridimensionamento del gruppo. È anche colui che ultimamente ha venduto marchio, impianti e macchinari della Comital ad Aedi, pur rimanendo proprietario dei capannoni industriali affittati alla nuova proprietà.Sono questi gli obiettivi su cui avviare la trattativa? Si crede davvero che l’Aedi sia interessata ai “problemi produttivi” dell’azienda e che un personaggio come Airaudo possa essere il garante del mantenimento dei posti di lavoro oggi a rischio? Il futuro lavorativo degli operai Comital non è certo in buone mani. L’unico vero sostegno alla lotta non può che venire dai lavoratori delle altre fabbriche in crisi e non.
I lavoratori stanno comunque dando prova di tanta determinazione. Il presidio non è stato tolto nemmeno il giorno di Ferragosto per evitare che la proprietà tentasse di portar via i macchinari. Un tentativo già messo in atto il 23 agosto, quando una decina di autotrasportatori ha cercato di entrare nello stabilimento con l’aiuto dei carabinieri. Gli operai del presidio hanno ovviamente opposto resistenza e due di loro sono rimasti contusi. Forse questo episodio non sarebbe avvenuto in presenza di una lotta non isolata.
L’isolamento di una lotta produce effetti devastanti anche nella coscienza dei lavoratori, che spesso sono indotti a mettere al centro della loro protesta la difesa della propria nazionalità, cadendo nell’inganno del gioco competitivo tanto caro ai padroni, ai quali della nazionalità non ha mai importato nulla se in gioco ci sono i profitti. La scritta di un altro striscione dei lavoratori della Comital è eloquente in proposito: “I francesi ci rubano il futuro! Lesfrançaisvolentnotreavenir!”. Guarda caso, una frase quasi identica è stata usata, nel giugno del 2016 in Francia, da un rappresentante della Cgt (la Cgil francese) nel corso della lotta dei 77 lavoratori dellaEcoplan di Saint Vincent di Mercuze, in Val d’Isère, produttrice di vaschette d’alluminio.Gli operai di Ecoplan protestavano contro l’acquisizione del controllo dell’azienda da parte della Cuki, il cui proprietario, ironia della sorte, è, come si è detto, Corrado Airaudo. Quella volta erano i lavoratori francesi a dire “Non permetteremo che gli italiani si portino via la nostra fabbrica!”.
I lavoratori della Comital devono respingere ogni ingannevole tentativo di deviare la loro lotta dal vero obiettivo: difendiamo il posto di lavoro, nessun lavoratore deve essere licenziato.
Corrispondenza da Torino