Mentre prometteva nuovi modelli, investimenti e creazione di posti di lavoro a bizzeffe per un futuro nebuloso, la direzione di Stellantis ha firmato un accordo per il primo lotto di 2.510 licenziamenti in diversi stabilimenti del gruppo in Italia.
A Torino, lo storico stabilimento Fiat Mirafiori sarà il più colpito, con 1.520 uscite, tra cui 733 impiegati e 300 addetti alle carrozzerie. Lo stabilimento di Cassino, nel sud, perderà 850 posti di lavoro, di cui 300 trasferiti nello stabilimento di Pomigliano, alla periferia di Napoli, a più di 90 chilometri di distanza. Non lontano, lo stabilimento di motori di Pratola-Serra perderà 100 posti di lavoro.
A capo del colosso Stellantis, composto dai gruppi PSA, Chrysler e Fiat, Tavares è pagato profumatamente per aumentare gli utili degli azionisti - 18 miliardi nel 2023 - e, dagli Stati Uniti all'Italia, sta ristrutturando ad ogni angolo. Questa "razionalizzazione" a vantaggio degli azionisti viene portata avanti sulle spalle dei lavoratori. Il ritmo di lavoro è aumentato, le pause sono ridotte, i lavoratori hanno dovuto adattarsi a giorni di riposo imposti seguiti da sabati e straordinari obbligatori, per non parlare dei trasferimenti da uno stabilimento all'altro in base alle esigenze di produzione.
Dopo averli sfiancati sul lavoro, la direzione cerca ora di sbarazzarsi dei lavoratori più anziani e di quelli resi inadatti dallo sfruttamento. I bonus di uscita variano a seconda dell'età, da 12 mesi di stipendio e 20.000 euro per chi ha tra i 35 e i 39 anni, a 33 mesi di stipendio e 30.000 euro per chi ha più di 55 anni. Per i lavoratori a quattro anni dalla pensione, Stellantis promette di integrare le prestazioni statali al 90% dello stipendio lordo per due anni, riducendo al 70% per i due anni successivi.
Ad eccezione della Fiom - Cgil, i sindacati confederali hanno firmato l'accordo, sostenendo che i lavoratori felici di lasciare l'azienda con un po' di soldi non dovrebbero essere delusi. Tutti hanno indetto una giornata di sciopero per il 12 aprile, ma puntano su "investimenti e un piano industriale per l'Italia", criticando Tavares per aver favorito la produzione in altri Paesi. Ma questo vuol dire cantare la stessa canzone del governo Meloni. Il 2 aprile, il cosiddetto ministro per l'Impresa e il Made in Italy, Adolfo Urso, ha avviato una serie di colloqui in tutti gli stabilimenti Stellantis in Italia. Il management del gruppo se ne infischia e non viene nemmeno, ma per Urso è l'occasione per aggrottare le sopracciglia con rabbia e fingere di credere di poter influenzare la politica del trust.
Tavares prende decisioni in base a un interesse molto più alto, quello del livello di profitti che deve garantire ai principali azionisti. È dai loro miliardi che bisogna attingere per fermare l'emorragia di posti di lavoro, il degrado delle condizioni di lavoro e i bassi salari, non solo negli stabilimenti italiani, ma in tutto il gruppo. In questa battaglia contro i padroni, è nell'interesse di tutti i lavoratori del gruppo, indipendentemente dal Paese in cui sono sfruttati o dal loro status, unire le forze.
Corrispondenza Torino