Stellantis : bugie, imbrogli e soppressione di posti di lavoro

Il gruppo automobilistico Stellantis ha annunciato risultati « catastrofici » per il primo semestre 2025 e, nello stesso tempo, l’accelerazione delle sue « ristrutturazioni », cioè riduzioni di posti di lavoro o addirittura licenziamenti se non vere e proprie chiusure di stabilimenti.

Lo scenario è ben noto: si diffondono dubbi sul futuro di questo o quell’altro impianto, si organizza la pubblicazione di risultati finanziari negativi, e si conclude che le « ristrutturazioni » sono inevitabili. Ancora una volta, Stellantis ha usato questa truffa, annunciando un cosiddetto risultato negativo al primo semestre.

In Italia aveva già annunciato nuovi esuberi: 610 a Mirafiori e dintorni, 265 a Cassino, 402 alla Sevel di Atessa. Prima c’erano stati i 50 di Pratola Serra, i 300 di Pomigliano, i 200 di Termoli, i 500 di Melfi per un totale di circa 2000 esuberi dall’inizio del 2025. Dal 1 settembre 2025 ci saranno nuovi contratti di solidarietà a Mirafiori fino al 31 gennaio 2026 per un totale di 2053 operai, 254 tra impiegati e quadri. Si dice che a novembre dovrebbe partire la produzione della 500 ibrida. A Termoli non si parla più della costruzione della Gigafactory e gli operai continuano tra cassa integrazione e contratti di solidarietà. Lo stesso a Melfi dove si lavora solo sul primo turno e i contratti di solidarietà continueranno almeno fino a giugno 2026. Dal 2021 ad oggi sono almeno 2.300 i lavoratori che hanno lasciato lo stabilimento lucano con gli incentivi all'esodo. Si tratta nei fatti di licenziamenti mascherati.

Intanto si continua a costringere i lavoratori a spostarsi di migliaia di chilometri da casa per non perdere il posto di lavoro, è la sorte dei trasfertisti sempre sotto ricatto, costretti ad accettare qualsiasi condizione.

E in Francia Stellantis ha annunciato la chiusura della fabbrica di Douvrin e la fine della produzione dei mezzi a idrogeno a Hordain, due stabilimenti del nord del paese. La fabbrica di Poissy potrebbe chiudere entro il 2027 senza che i lavoratori siano informati del futuro che li aspetta.

Già nel 2012-2013, il gruppo, che in Francia era allora la PSA, aveva cercato di far credere – con l’aiuto di un governo e di media compiacenti – che era sull’orlo del fallimento per giustificare la chiusura degli stabilimenti di Aulnay e Saint-Ouen nella periferia di Parigi e di quello di Madrid in Spagna.

Questa volta il gruppo ha annunciato una perdita di 2,3 miliardi di euro. In realtà Stellantis ha fatto 24 miliardi di euro di utili questi due ultimi anni, può sembrare molto strano, e lo è! Infatti si tratta di una perdita del tutto artificiale. In realtà, il gruppo ha ancora accumulato profitti durante il primo semestre ma ha messo da parte 3,3 miliardi d’euro, una riserva che permette all’azienda di far andare i suoi conti in rosso. Il « bello » è che l’obiettivo di questa riserva è il finanziamento… delle prossime chiusure di fabbriche! Il gruppo si prepara dunque a ridurre drasticamente i posti di lavoro con il pretesto del deficit… provocato dalla riserva creata per finanziare le ristrutturazioni!

I lavoratori delle fabbriche Stellantis d’Italia come quelli delle sue fabbriche in Francia e in altri paesi che sono anche loro nel mirino, devono sapere che questi annunci finanziari sono una manovra. Gli azionisti di Stellantis crollano sotto i miliardi e sono capaci di trovare soldi quando si tratta, come l’ha appena annunciato il gruppo, di investire 1,2 miliardi nell’impianto di Kenitra in Marocco, giudicata più redditizia giacché i salari sono bassissimi. L’obiettivo sarebbe di farne la più grande fabbrica del gruppo nel mondo.

Stellantis, come tutti i costruttori automobili, si prepara a diventare « più competitivo » rispetto ai suoi concorrenti, sulla pelle dei lavoratori. Non c’è nessuna ragione di accettare. Se il gruppo ha bisogno di soldi, li vada a prendere nelle decine di miliardi di profitti accumulati in questi ultimi! I lavoratori di tutte le fabbriche Stellantis nel mondo, del subappalto e della componentistica, hanno bisogno di un salario per vivere e di garanzie per il futuro. Li dovranno imporre con l'unità e la lotta.

Corrispondenza Torino