Da alcune settimane, in Spagna, nella provincia delle Asturie, i minatori sono in sciopero e conducono una lotta determinata per difendere il proprio diritto al lavoro.
Ristrutturate da vent’anni, le ultime miniere in attività dovrebbero chiudere nel 2018. Il settore riceve un aiuto dall’Europa di 300 milioni di euro, ma il governo ha deciso recentemente di limitare quest’anno il finanziamento a 110 milioni, anche se non proviene neanche dalle casse dello Stato spagnolo. Ciò significa che la chiusura delle miniere è imminente: circa 8 000 posti di minatori sono nel mirino, insieme ad altri 20 000 o 30 000 impieghi indiretti.
I minatori dei bacini della regione hanno reagito subito con movimenti di sciopero e manifestazioni. I lavoratori si danno il cambio per occupare simbolicamente le miniere. Da parecchie settimane le manifestazioni si succedono con migliaia di partecipanti. Gruppi di minatori, giovani e meno giovani, organizzano sbarramenti sulle strade, le ferrovie. Si scontrano spesso con le forze della polizia incaricate di ristabilire l’ordine e riescono ad imporsi rispondendo in modo determinato.
I sindacati maggioritari, Commissioni Operaie e UGT, insieme a varie organizzazioni sindacali e politiche, hanno chiamato, fin dall’inizio del movimento, a propagarlo e radicalizzarlo in tutta la regione fino a quando il governo rinuncerà. È in questo senso che hanno organizzato, lunedì 18 giugno, una giornata di sciopero generale, vista come una tappa verso la generalizzazione della lotta. Quel giorno e l’indomani, la risposta dei lavoratori, delle famiglie, dei giovani, è stata massiccia. Più di 50 000 persone hanno partecipato alle manifestazioni.
Infatti tutte le famiglie di minatori, di operai, di disoccupati, hanno la rabbia in cuore. Tanti dicono che nelle Asturie, si sa che gli operai non hanno mai ottenuto nulla senza lotte. Si parla delle lotte del passato, degli scioperi degli anni trenta, ma anche delle lotte dei minatori nel 1962. La solidarietà si sviluppa tra famiglie per far fronte alle perdite di stipendi, alla disoccupazione, alle conseguenze del degrado dei servizi sanitari e delle riduzioni di rimborsi in caso di malattia: si cerca di non lasciare nessuno sul lastrico. L’orgoglio di essere minatore e lavoratore appare come una tradizione di cui i giovani sono fieri.
Dopo la “marcia nera” dei minatori, finita a Madrid il 19 giugno, altre iniziative sono previste. Rimane il fatto che questo movimento, al cui proposito i media spagnoli sono rimasti piuttosto discreti, è la prima risposta di massa della classe operaia, in una regione, a misure d’austerità insostenibili.
H. M.