Sullo sfondo della crisi politica legata al conflitto tra potere centrale e partiti indipendentisti catalani, la situazione attuale in Spagna è segnata dalle difficoltà che vivono le classi popolari in tutte le regioni del paese.
Alla testa del governo centrale, Rajoy ripete da mesi che la situazione tende a migliorare. Ripete che la disoccupazione è in diminuzione. Ma dimentica di dire che tra i posti di lavoro creati, più del 90% sono posti a tempo determinato.
In realtà, le assunzioni sono diminuite del 22% per tutti i lavoratori del paese, e del 33% per i giovani. Il 27% della popolazione si trova in situazione di povertà o d'esclusione sociale. I più deboli sono i più minacciati. Nel 2016 più di 40.000 persone dipendenti sarebbero morte, in mancanza delle cure e degli aiuti a cui teoricamente avevano diritto. Per l'anno 2017, i servizi sociali conteggiano 34.000 decessi. Le cifre ufficiali delle persone su lista d'attesa aventi diritto all'assistenza sociale arrivavano a 320.000, e molte continuano a morire in mancanza di cure.
Si sa parallelamente che le grandi imprese, di cui i conti bancari sono comunque ben forniti, hanno in progetto numerosi piani di licenziamenti. D'altra parte, in tutte le autonomie, come pure si chiamano le grandi regioni, i governi regionali mettono a disposizione di queste grandi imprese aiuti importanti.
Così in Andalusia, il settore dell'aeronautica è in gran parte sovvenzionato dalla generosità della presidente della regione, Susana Diaz, del partito socialista PSOE, senza alcuna contropartita in materia di assunzioni. È la stessa che volta le spalle dinanzi alle manifestazioni operaie. Ci sono esempi simili in tutte le regioni, a mostrare l'urgenza di una risposta operaia.
H.M.