La notizia che i profughi ucraini possono viaggiare gratuitamente sui treni e sugli autobus è di quelle che, di primo acchito, fanno guardare con ottimismo al genere umano: dunque, è possibile accogliere un flusso di immigrati che fuggono dalle guerre. Dunque, le istituzioni locali e centrali hanno i mezzi tecnici, amministrativi, giuridici per far sentire queste persone il meno possibile a disagio. Aggiungiamo che, almeno nella nostra regione, si è deciso di assegnare un pediatra gratuitamente ad ognuno dei 3000 bambini ucraini rifugiati.
Ma, certamente, ai capitreno non sarà sfuggito il diverso trattamento riservato ai migranti africani o nordafricani. Per questi, non c’è mai stata nessuna preoccupazione del genere. In un passato molto prossimo, ci si spiegava, nei vari giorni di aggiornamento professionale, che non era compito nostro domandarci il perché tanta gente con la pelle scura fuggiva dal proprio paese. “Se vogliono viaggiare in treno devono pagare!”. Non era questo il refrain?
Si sono organizzate delle ronde, degli appostamenti, per impedire che decine di braccianti senegalesi potessero prendere un treno che non avevano i mezzi per pagare se non rinunciando al pasto, ad esempio alla fermata delle Piagge, vicino a Firenze. Tutto il contegno di Trenitalia, in armonia con tutte le altre istituzioni, è stato, verso questa gente, l’esatto opposto dell’accoglienza. Quando qualcuno di noi chiedeva se non fosse possibile rilasciare dei biglietti gratuiti a chi evidentemente non poteva pagare, la risposta era sempre invariabilmente che non era possibile, “sul piano legale”.
Per i loro scopi politici, per le loro alleanze internazionali, i governi usano indifferentemente il sentimento di pietà verso chi subisce le catastrofi umanitarie (spesso causate da loro) o quello di disprezzo. Le sofferenze di chi fugge dai bombardamenti non sono maggiori di quelle di chi fugge dai campi di tortura libici.
Non si tratta di contrapporre la disgrazia di un popolo a quella di altri, si tratta di affermare che la solidarietà deve valere per tutte le vittime delle guerre e delle ingiustizie sociali e che, come ci dimostrano i provvedimenti di questi giorni, accogliere in modo dignitoso e aiutare chi si trova lontano dal proprio paese, non è un problema insormontabile.
Corrispondenza Personale di bordo Trenitalia toscana