Il sindacato dei medici italiani si sta mobilitando contro il federalismo sanitario. Il timore dei medici, si legge nel loro appello lanciato ai parlamentari, tramite l’applicazione change.org (sì al servizio sanitario nazionale, no al regionalismo differenziato), riguarda due fronti: le scarse risorse che arriveranno in alcune regioni ma soprattutto la differenziazione formativa che comporterà la disomogeneità delle competenze mediche e metterà completamente in crisi l’universalismo del servizio sanitario nazionale.
Non si può però far passare il messaggio che il problema sia solo di quelli che lavorano nella sanità. Il sistema socio-sanitario riguarda assolutamente tutta la popolazione. Come lavoratori e come cittadini bisogna sostenere questa campagna di sensibilizzazione contro lo smantellamento del sistema sanitario pubblico e nazionale. Lo scopo del federalismo è principalmente quello di demolire definitivamente l’assistenza e le cure pubbliche (già messe in crisi da decenni di tagli e austerità) e dar mano libera alle strutture private e alle assicurazioni.
Se ben ricordiamo i leghisti avevano cominciato così quasi 30 anni fa, cercando di convincerci che l’assistenza pubblica è roba da “terroni assistenzialisti” e dimenticandosi che il welfare sociale era esteso nei paesi del nord Europa. Non bisogna dargliela vinta; ci vogliono pochi attimi per demolire una conquista sociale, ma molte lotte per riconquistarla.
Corrispondenza da Torino