Le dimensioni titaniche raggiunte dal debito mondiale
Gli ultimi rapporti diffusi da organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale mettono in luce le dimensioni raggiunte dal debito su scala mondiale. Non a torto lo stesso FMI e altre organizzazioni e centri del capitalismo temono il rischio di una nuova crisi finanziaria. Secondo Vitor Gaspar, direttore del Dipartimento fiscale del FMI, “il rapido aumento del debito privato spesso finisce in crisi finanziarie”. Stando alle fonti citate, il solo debito non finanziario, cioè quello che riguarda governi, famiglie e imprese non finanziarie, ha superato i 150 mila miliardi di dollari, attestandosi al 225% del prodotto interno lordo mondiale. Un terzo di questo debito è pubblico. Si stima che all’incirca altri 50 mila miliardi di dollari siano riconducibili al debito finanziario. In sostanza l’economia mondiale ha un fardello di più di 200 mila miliardi di dollari.
In Cina, paese al quale si guarda spesso come salvagente del capitalismo mondiale, il debito privato è a oltre il 150% del PIL, stessa percentuale rappresentata dal debito pubblico, il che porta il totale del debito a più del 300% del PIL. Il debito delle aziende è quasi quadruplicato dal 2008, passando da 4500 a 17000 miliardi di dollari.
Paralizzata dalle sue crisi ricorrenti e asservita alle leggi ormai antistoriche del capitalismo, l’economia mondiale non riesce a organizzare e mobilitare le ricchezze che pure produce. La salvaguardia dei profitti ha spinto tanto a incrementare la produzione per ogni lavoratore impiegato, tanto ad abbassarne i salari. Così si è ristretto il mercato dei beni di consumo, così le famiglie, per porre un parziale rimedio alla loro condizione, si sono indebitate di più. Le aziende, che hanno visto ridurre le vendite, si sono indebitate con le banche e queste con altre banche più grosse. La montagna dei debiti diviene una diga che ostacola il corso della produzione e della circolazione delle merci e dei servizi fino a rischiare di fermarlo.
RC