Sciopero del gruppo indetto dai sindacati di base per il 30 giugno scorso - Fca. Più profitti per l’azienda, più sfruttamento per gli operai

Sempre più incerto il futuro dei lavoratori del gruppo tra esuberi, reparti confino, trasferimenti coatti, fermi di produzione, aumento dei tempi di lavoro


Il 30 giugno scorso, su iniziativa deisindacati di base S.i. Cobas, Usb,Cub, Cobas Mirafiori e dei Comitati di Lotta di Pomigliano e Cassino, vi è stato lo sciopero di tutto il gruppo Fca con presidio davanti allo stabilimento di Cassino. Qui, due settimane prima, i lavoratori si erano fermati per due ore rivendicando maggiore sicurezza sul lavoro dopo l’infortunio di un operaio avvenuto, come hanno dichiarato le Rsu dello stabilimento, a causa dell’aumento dei carichi di lavoro conseguente al mancato rinnovo dei contratti interinali.

La situazione è, infatti, sempre più drammatica per i lavoratoriFca. Trasferimenti forzati da Pomigliano a Cassino, futuro lavorativo sempre più incerto per i circa 2000 lavoratori in contratto di solidarietà dal 2016 a Pomigliano, dove dal 2020 cesserà la produzione della Panda che verrà spostata in Polonia, 500 lavoratori interinali non confermati a Cassino, sospensioni della produzione in stabilimenti come quello di Melfi, sabati e domeniche lavorativi come avviene a Termoli, oltre 2000 operai in contratto di solidarietà da dieci mesi a Mirafioricon reparti confino, chiamate al lavoro arbitrarie, 1300 esuberi e solo 1500 lavoratori in produzione a pieno ritmo. Qui, a settembre 2018, finirà il terzo anno di “solidarietà”, massimo limite temporale posto dal decreto Renzi del 2015 alla fruizione di questo ammortizzatore sociale. Oggi, a Mirafiori, gli esuberi si sono ridotti di 436 unità attraverso incentivi e pensionamenti vari. Un quadro destinato a ripetersi nei prossimi due anni con la prospettiva del licenziamento o della cassa in deroga, se concessa, per chi non potrà richiedere l’Ape anticipata indebitandosi per ottenere una pensione da sopravvivenza. Altro che “rientro di tutti” e “piena occupazione” entro il 2018 preannunciati a settembre 2016 da Marchionne!

Tutto ciò avviene mentre Fca continua ad accumulare profitti per gli azionisti (utili per 1,8 miliardi di euro nel 2016, 600 milioni nel 1°trimestre di quest’anno, pari ad un aumento del 34% sullo stesso periodo del 2016) e a riproporre nuove incertezze per il mantenimento del posto di lavoro.Fim, Fiom e Uilm, dal canto loro, continuano a fare dichiarazioni improntate ad un immotivato ottimismo, venato da piaggeria quello diFim e Uilm, accompagnato da reiterate quanto vane suppliche ad investire in nuovi modelli quello della Fiom.

L’ottimismo dei burocrati sindacali è fuori luogo, ma anche la rassegnazione ed il sentimento di impotenza di tanti lavoratori lo sono. Bisogna tornare a credere nelle proprie forze per lottare uniti contro gli unici veri esuberi: i padroni di Fca.

M.I.