Scioperi a puntate

Forse per cercare di coinvolgere anche la Uil nella proclamazione degli scioperi, forse per le divisioni interne alla stessa Cgil, forse per mancanza di coraggio, lo sciopero generale di tutte le categorie è rimandato a data da destinarsi, se mai ci sarà: ma questo sciopero frastagliato "Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani" - così recita il volantino Cgil - basterà?

La forma inusuale degli scioperi proclamati in questo autunno ha riguardato più aspetti: dalla frammentarietà delle agitazioni, all'arroganza da bullo del solito Salvini, che non ha perso l'occasione per dimostrare che può prevaricare i diritti conquistati con le lotte, e lo farà, ogni volta che potrà farlo; per finire con la guerra dei numeri subito dopo il primo giorno di sciopero, particolarmente rabbiosa nei toni.

Si comincia con venerdì 17 novembre. Su tutto il territorio nazionale e per l'intero turno di lavoro hanno scioperato soltanto le categorie del pubblico impiego, della conoscenza e gli addetti di Poste Italiane; per le altre categorie lo sciopero era proclamato solo per le regioni del Centro Italia. Da notare che l'agitazione è stata talmente disorganica che in alcune aziende con dipendenti in più settori c'è stato chi ha scioperato in una data e chi sciopererà in un'altra. Per il settore dei trasporti, lo sciopero era stato proclamato per otto ore. Con il pretesto che lo sciopero non poteva definirsi generale, ma soltanto intersettoriale, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti ha precettato la categoria, costringendo a dimezzare le ore di sciopero, che si è tenuto perciò dalle 9 alle 13. Con lo stile da caporione populista che lo contraddistingue, il nostro ha dichiarato: “Il diritto allo sciopero è sacrosanto ma devo ridurre al massimo i disagi per i cittadini, anche alla luce di agitazioni che ormai sono diventate molto frequenti, e che colpiscono con particolare insistenza il settore dei trasporti. Troppo spesso gli scioperi creano complicazioni proprio nell’ultimo giorno prima del weekend o all’inizio della settimana lavorativa”, dimenticando forse che i lavoratori dei trasporti sono occupati anche nei fine settimana. Gli ha dato ragione anche la Commissione di Garanzia sugli scioperi nei servizi essenziali, uno degli organismi previsti dalla famigerata legge 146 del 1990, che di fatto si è rivelata negli anni una mannaia sugli scioperi nei servizi pubblici. Giacché c'era, e visto che tutto sommato è stato lasciato fare, Salvini si è spinto oltre, precettando anche lo sciopero generale di 24 ore proclamato dal sindacato Usb dei trasporti per il 27 novembre, per il quale non c'era nessun appiglio di legittimità. L'attuale Governo si spinge quindi fino a negare nei fatti il diritto di sciopero, segnatamente nei confronti di ogni singolo lavoratore, che deve rispondere personalmente in caso di trasgressione.

Ovviamente i sindacati si sono riservati di impugnare l'ordinanza di precettazione davanti al Tar, ma forse questo ennesimo atto di prepotenza governativa ha favorito la forte partecipazione agli scioperi già dalla prima delle cinque giornate di sciopero previste. Nonostante gli sforzi dei notiziari televisivi, che - in omaggio al dettato governativo - hanno tentato di ridimensionare la portata delle proteste, relegando le riprese video delle numerose manifestazioni a notizia di secondo piano, nonostante le dichiarazioni dello stesso Salvini e del Governo in generale per minimizzare i risultati dello sciopero, lo sciopero in larga misura è riuscito. Ma mai come stavolta i numeri dei Sindacati sono distanti da quelli accreditati dal Governo. Così commentava il Corriere della Sera Economia del 18 novembre, citando Governo e Sindacati: "Adesioni medie «oltre il 70%» con «picchi «del 100% nei porti». Un’«esigua minoranza, ha vinto il buon senso». Dopo giorni di attacchi, accuse e polemiche, ora lo scontro sullo sciopero generale si sposta sui numeri. Perché se per Cgil e Uil l’adesione è stata «alta» con una «media del 70%» e un «risultato straordinario», per il governo lo sciopero è stato invece un «flop» con «scarsa partecipazione»[...]. L'adesione ai trasporti ha avuto «picchi del 100% nei porti, fino all’80% nella logistica e una media del 70% nel Tpl (trasporto pubblico locale) e nel trasporto ferroviario [...]Alta l’adesione nella logistica che ha fermato il 75% degli autisti Amazon in Lombardia e il 70% nel Lazio. Fermo anche il 50% dei dipendenti Amazon del centro di smistamento di Spilamberto e il 95% alla Fedex di Ancona. [...]Nei porti lo stop è arrivato al 100% a Livorno". E dopo la prima tappa del 17, sciopero il 20 anche in Sicilia, il 24 nelle regioni del Nord, il 27 in Sardegna, il 1 dicembre nelle regioni del Sud. Cgil e Uil esibiscono il progetto di manifestazioni in 58 piazze, e più di 100 presidi territoriale e regionali.

Quanto possa essere efficace questa mobilitazione rispetto a uno sciopero generale che blocchi tutto il Paese è difficile dirlo, ma senz'altro l'impatto non può essere lo stesso. Malgrado ciò, per quanto sia stata proclamata in ritardo e discutibile nei modi e nei tempi, la risposta della classe lavoratrice c'è stata, forte e generosa. Manca solo chi sappia indirizzare questa forza.

Aemme