Il più recente scandalo finanziario riguarda una delle maggiori banche del mondo: l’inglese Barclays. È venuto a galla che i suoi dirigenti manipolavano il Libor (London interbank offered rate), cioè il tasso dei prestiti fra banche sulla piazza di Londra e l’indice di riferimento di tutta una serie di operazioni finanziarie (compresi i mutui) e dei famigerati “contratti derivati”. Successivamente, la Cftc (Commodity Futures Trading Commission), americana, rendeva noto in un rapporto ripreso dalle agenzie di stampa i primi giorni di luglio, che le manipolazioni erano estese all’Euribor. Gli interessi coinvolti sono enormi e riguardano praticamente l’economia finanziaria di mezzo mondo. Morya Longo, sul quotidiano confindustriale Il Sole 24 ore, scrive: “Un gioco di prestigio. Che per anni è servito alle banche, in questo caso alla Barclays, per avvantaggiarsi nelle operazioni in derivati”. Nel rapporto della Cftc si legge: “Alcuni operatori senior di Barclays orchestravano le strategie di varie banche con l’obiettivo di influenzare il risultato finale dell’Euribor”. Insomma, l’uovo di Colombo!
Ma come si determina il tasso Euribor? Quaranta banche comunicano giornalmente alla Thomson Reuters, ognuna per proprio conto, a quale tasso pensano di poter ottenere finanziamenti non garantiti. La Reuters fa la media e fissa il tasso quotidiano ufficiale. Naturalmente non c’è misura al mondo che possa impedire a un gruppo di queste banche di accordarsi e di influenzare, se non determinare, il risultato finale. Riempiti in questi ultimi decenni i caveau di derivati , le banche hanno in mano la leva che ne può aumentare il rendimento. Perché non servirsene? Poco importa se queste truffe somiglino in modo impressionante alla produzione di moneta falsa.
Le indagini proseguono e si allargano ad altre importanti banche, oltre che ad ambienti governativi. Per il momento, la Barclays è stata multata per 450 milioni di dollari dalle autorità di regolazione inglesi e americane, limitatamente alla manipolazione del Libor. L’amministratore delegato, Bob Diamond, 4 milioni di sterline di stipendio base annuo, quello che lo scorso anno esigeva “la fine dell’epoca dei rimorsi e delle scuse per i banchieri”, è stato costretto a dimettersi.
Il portavoce storico del capitalismo inglese, il settimanale Economist, ripropone la definizione di “Banksters”, ovvero banchieri–gangsters. Sottolinea che la Barclays non sarà l’unica banca ad essere smascherata, né la Gran Bretagna l’unico paese coinvolto. Già circolano i nomi della Deutsche Bank, della JP Morgan Chase, dell’UBD, della HSBC. Si tratterebbe, secondo il settimanale inglese, della frode più grande della storia.
Come nel caso della JP Morgan di cui abbiamo scritto il mese scorso, si levano in alto esortazioni ad una più attenta vigilanza e a regole più stringenti. Ma i mille fili che legano il mondo delle banche a quello della politica sono tali che difficilmente lo strapotere delle prime sarà limitato. Quello che prima era un principio marxista, un principio che incontrava resistenze fortissime ad essere compreso e condiviso, ora è diventato quasi un luogo comune: l’economia domina la politica. E l’economia internazionale è ormai sottomessa a un pugno di grandi banche. Hanno divorato, come enormi parassiti, una quantità incalcolabile di risorse ai bilanci degli stati e hanno continuato con le loro frodi in grande stile e con i loro giochi d’azzardo finanziari. Intanto la crisi va avanti e la restrizione del credito alle imprese industriali mostra che gran parte della classe capitalista, impersonificata dai consigli di amministrazione delle grandi banche, non crede più, lei per prima, in una nuova fase di crescita e di sviluppo della produzione, in un nuovo boom del capitalismo industriale.
R.Corsini