La rivoluzione del febbraio 1917 aveva portato alla fine del potere zarista e all'insediamento di un governo provvisorio con rappresentanti socialisti (menscevichi) e socialisti-rivoluzionari. I Soviet, i consigli operai creatisi durante la rivoluzione, gli davano un sostegno, con l'accordo della direzione del partito bolscevico. Lenin, arrivato il 3 aprile (16 aprile secondo il nostro calendario) dal suo esilio in Svizzera, immediatamente combatté questa politica, rivolgendosi alla folla venuta ad accoglierlo davanti alla stazione di Finlandia a Pietrogrado:
“Cari compagni, soldati, marinai ed operai! Sono felice di salutare in voi la rivoluzione russa vittoriosa. Vi saluto come un distaccamento d'avanguardia dell'esercito proletario mondiale. La guerra di rapina imperialista è l'inizio della guerra civile in tutta Europa. Non è lontana l'ora in cui, rispondendo al nostro compagno Karl Liebknecht, i popoli dirigeranno le armi contro i loro sfruttatori capitalisti. Si alza l'alba della rivoluzione socialista mondiale.”
Questo discorso annunciava già il programma che Lenin avrebbe proposto fin dall'indomani sotto il nome di “tesi d'aprile”. Vi ribadiva che non bisognava dare alcun sostegno al governo provvisorio e dimostrare il carattere completamente menzognero delle sue promesse. Occorreva dimostrare il carattere imperialista della politica del governo provvisorio, anziché propagare l'illusione che questo governo di capitalisti potesse allontanarsene. Occorreva, secondo Lenin, “riconoscere che il nostro partito è in minoranza e costituisce per il momento soltanto una piccola minoranza nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunisti piccolo-borghesi, (...) e spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono la sola forma possibile di governo rivoluzionario”.
Le tesi provocarono una crisi nella direzione del partito bolscevico, dove Lenin si trovò isolato. Il giornale del partito, Pravda, rimproverò a Lenin di contare “su una trasformazione immediata di questa rivoluzione in rivoluzione socialista”. Fu l'adesione degli operai della base del partito a fare sì che l'orientamento definito da Lenin, alla fine, prevalesse. Pochi giorni dopo, in un discorso rivolto a dei soldati, Lenin traduceva concretamente questo programma rivoluzionario con lo slogan “tutto il potere ai Soviet!” :
“Compagni soldati! La questione dell'organizzazione dello Stato è ora all'ordine del giorno. I capitalisti, che detengono oggi il potere, vogliono una repubblica parlamentare borghese, cioè un regime senza zar, ma dove il potere resti nelle mani dei capitalisti che governano il paese tramite le vecchie istituzioni: polizia, corpo di funzionari, armata permanente.
Vogliamo un'altra repubblica (…). Gli operai ed i soldati rivoluzionari di Pietrogrado hanno rovesciato lo zarismo e ripulito la capitale di qualsiasi polizia (…). La rivoluzione una volta cominciata, occorre consolidarla e continuarla. Non lasciamo ristabilire la polizia: l'intero potere dello Stato, dai più bassi ai più alti ranghi, dal più remoto villaggio ad ogni singolo quartiere della città di Petrogrado, deve appartenere ai Soviet dei Delegati degli Operai, dei Soldati, dei Contadini, dei Braccianti (…)
Solo questo potere, solo i Soviet di deputati soldati e contadini possono risolvere la grande questione della terra altrimenti che nell'interesse dei grandi proprietari terrieri, e non burocraticamente (…). I comitati contadini devono confiscarla senza indugio (…). Tutta la terra deve appartenere all'insieme del popolo e sono i Soviet locali dei deputati contadini che devono disporne. Affinché i contadini ricchi – che sono anche capitalisti – non possano danneggiare e fuorviare i braccianti ed i contadini poveri, questi devono concertarsi, collegarsi, raggrupparsi a parte, o formare i loro Soviet di deputati dei lavoratori dipendenti agricoli.
Non permettete il ristabilimento della polizia; non abbandonate né il potere né l'amministrazione dello Stato a funzionari non eletti, non revocabili, borghesemente remunerati. Collegate, stringete le vostre file, organizzatevi voi stessi, senza fidarvi di nessuno, contando soltanto sulla vostra intelligenza e sulla vostra esperienza, ed allora la Russia potrà mettersi in marcia di un passo fermo, regolare e sicuro per liberare il nostro paese e tutta l'umanità sia dagli orrori della guerra che dall'oppressione del capitale.
Il nostro governo, che è un governo di capitalisti, prosegue la guerra nell'interesse dei capitalisti. (…) I capitalisti di tutti i paesi fanno la guerra per la spartizione dei profitti capitalisti, per la dominazione mondiale (…). C'è un mezzo solo per uscire da questa guerra terribile e concludere una pace che sia realmente democratica (…): il passaggio di tutto il potere ai Soviet dei deputati operai e soldati. Gli operai ed i contadini poveri, che non hanno alcun interesse a salvaguardare i profitti del capitale e saccheggiare i popoli deboli, potranno realmente realizzare ciò che i capitalisti non fanno che promettere, cioè: porre fine alla guerra con una pace duratura che garantirà la libertà a tutti i popoli senza eccezione”.