Domenica 18 maggio, al secondo turno delle elezioni presidenziali in Romania, il sindaco di Bucarest Nicusor Dan ha vinto con il 54% dei voti contro il candidato dell'estrema destra George Simion, presentandosi come «democratico» e «pro-europeo».
Simion, arrivato primo al primo turno con oltre il 40% dei voti, ne ha guadagnato quasi 1,5 milioni tra i due turni. Ma l'aumento della partecipazione ha giovato soprattutto a Dan. La pressione per «bloccare l'estrema destra» è stata forte: una campagna mediatica ha agitato lo spettro del pericolo russo e presentato Simion come un pericolo per la democrazia. Dan ha ricevuto il sostegno del PNL, il partito di destra al potere da trent'anni in alternanza con il PSD, considerato come la sinistra. In precedenza, questi partiti di governo avevano cercato di bloccare l'ascesa dell'estrema destra con artifici istituzionali, giustificando la cancellazione da parte della Corte costituzionale di un primo scrutinio presidenziale a novembre: il candidato di estrema destra Calin Georgescu, arrivato in testa, era stato accusato di dover il suo successo a manipolazioni della Russia.
I dirigenti europei hanno rimproverato a Simion la sua ostilità nei confronti dell'UE e il fatto che si sia distanziato dal sostegno all'Ucraina, facendo eco alla preoccupazione della popolazione per questa guerra vicina. Ma l'ascesa dell'estrema destra riflette la rabbia di una parte delle classi popolari rumene. Dopo l'adesione del paese all'Unione europea nel 2004, le imprese occidentali hanno trovato in Romania una manodopera qualificata molto più economica rispetto all'Occidente. Questo ha alimentato i profitti di numerosi ditte, ma i salari e il tenore di vita della popolazione sono sempre rimasti tra i più bassi dell'UE. Il salario minimo è di 814 euro e nella metà dei dipartimenti, il salario medio reale è di 600-700 euro. Oltre dall'inflazione, la classe operaia è colpita da un'ondata di licenziamenti, in particolare nel settore automobilistico.
Inoltre l’integrazione nell'UE si è accompagnata ad un'ondata di emigrazione massiccia. Quasi un rumeno su cinque, pari a 5 milioni di persone, vive all'estero. In Italia, in Belgio, in Francia, trovano spesso solo lavori duri, per salari insufficienti. Al primo turno, Simion ha ottenuto il 60% dei voti tra gli elettori di questa diaspora. La rabbia contro i partiti di governo spiega il punteggio elevato di questo demagogo di estrema destra, i cui modelli sono Trump e Orban. Si dichiara contro la guerra in Ucraina, mentre scommette sul nazionalismo rumeno contro gli ungheresi; si pretende dalla parte del popolo, ma non ha mai una parola contro i padroni.
Un governo Simion avrebbe certamente governato contro i lavoratori. Ma Dan, con il suo linguaggio più ricercato e il suo aspetto di primo della classe che piace tanto ai dirigenti europei, non è migliore per le classi popolari. I lavoratori non devono fidarsi dei partiti di estrema destra più che di Dan e dei governi che l'hanno preceduto.
C D