I dipendenti pubblici sono stati mandati di nuovo al lavoro in presenza prevalente a ridosso dell’inverno. Tenuto conto che non si è fatto niente per adeguare i locali che dovevano ospitare gli impiegati, altrettanto niente per aumentare i mezzi pubblici che dovevano portare i lavoratori nelle loro sedi di servizio e che i protocolli di tracciamento rischiano di alimentare la diffusione del virus anziché prevenirla, questa smania del lavoro in presenza si sta dimostrando per quello che è: l’ennesimo gioco di immagine per dimostrare che il governo usa il pugno duro con i dipendenti pubblici. Secondo la velenosa propaganda dettata dalla Confindustria e fatta propria dal ministro Brunetta, infatti, essi avrebbero approfittato, come sempre, della pandemia per stare a casa a fare la bella vita.
Non si prende in considerazione il fatto che la scelta, attuata dal governo precedente, di far lavorare da remoto quanta più gente possibile doveva servire a permettere di operare in maggior sicurezza tutti gli altri: quelli che devono per forza svolgere le mansioni in presenza; addetti ai servizi alla persona, personale sanitario, tecnici di laboratorio, eccetera.
In realtà, uno dei motivi per cui i dipendenti pubblici dovevano tornare in presenza prevalente era quello di riprendere a consumare i pasti nelle trattorie e nei ristoranti restituendo una boccata d'ossigeno all’economia del settore. Tutto ciò avrebbe un senso, e forse un risultato, se i lavoratori venissero tamponati tutti i giorni e gratis, ma il passepartout è il famigerato green pass che, come ormai abbiamo capito, attesta che le persone hanno ricevuto il vaccino, ma non fotografa eventuali positività del momento. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: a causa dell’alto numero di positività dell’ultimo mese, i ristoratori, anche quelli che non servono i dipendenti pubblici, versano in un pesante stato di difficoltà, con una drastica riduzione delle prenotazioni. Sono spesso costretti a chiudere i locali per lunghi periodi e con l’aggravante che questa volta non hanno diritto ad alcun ristoro nι possono dotare i loro dipendenti di ammortizzatori sociali. Il risultato è che i lavoratori con un contratto regolare sono costretti a mangiarsi i giorni di ferie e quelli con contratto a chiamata restano a casa senza soldi, e per di più, spesso, anche positivi al covid: oltre al danno la beffa.
Rispetto ai metodi di tracciamento nei posti di lavoro, le amministrazioni hanno tutto l'interesse a dimostrare che il lavoratore positivo al covid ha contratto il contagio fuori dall'ambiente lavorativo. Il dipendente dovrebbe dimostrare di essere stato per piω di un quarto d'ora a contatto con un collega già positivo. Una cosa alquanto difficile nella pratica, dato il numero elevato di infezioni asintomatiche.
Non ci sono governi dei migliori che tutelino la vita dei cittadini e dei lavoratori. Questi devono apprendere, da questa amara esperienza, a tutelarsi e a proteggersi gli uni con gli altri. Bisogna lottare uniti per rivendicare il diritto alla salute e alla sicurezza senza aspettare il miracolo di un governo amico che pensi per noi e semmai far capire bene ai nostri dirigenti che le nostre vite valgono molto molto di piω dei soldi del PNRR.
Corrispondenza pubblico impiego Torino