Nel comparto Istruzione e Ricerca (come anche in molte altre realtà della PA) si procede all’attivazione del sistema di valutazione delle prestazioni, chiamate performance dal legislatore. Attraverso un complesso meccanismo top down (cioè dai superiori ai subalterni e mai viceversa) e con tanto di complesse formule matematiche si darà un punteggio ai singoli lavoratori sulla base di presunti obiettivi raggiunti o non raggiunti, con lo scopo di assegnare il premio di produttività e i passaggi di livello solo “ai più meritevoli”.
Gli addetti ai lavori (dirigenti, consulenti e persino squadre di psicologi e counselors) dicono senza mezzi termini che l’indennità di produttività non verrà mai più data a tutti e che questo non deve essere interpretato come una punizione ma come un’occasione di “valorizzazione e miglioramento” di tutti i dipendenti. Solo alcuni però avranno più soldi in busta, a conferma del principio orwelliano per cui “tutti sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”.
Laddove il premio di produttività era stato dato a tutti con delle differenze minime e sostenibili, non è mai stato, in verità, regalato niente, ma è stato al massimo recuperato un po’ del maltolto degli ultimi decenni. Dietro al falso mito della meritocrazia (come se solo alcuni meritassero di mangiare e vivere) si nasconde la volontà di dividere i lavoratori per indebolirne la forza contrattuale. Non caschiamoci, non facciamoci comprare, non vale la pena di perdere la stima e la solidarietà degli altri lavoratori per la promessa di quattro soldi in più e un passaggio di livello.
Corrispondenza da Torino