Anche nella pubblica amministrazione il ricorso ai lavoratori precari è sempre più frequente. Spesso gli si fa sperare di essere finalmente assunti fissi, ma con scadenze sempre respinte. Bisogna aspettare tale decreto, tale decisione, tale finanziamento, ecc.
Adesso i precari che, giustamente, chiedono se è proprio vero che potranno essere assunti si sentono dire che la legislazione consentirebbe si la stabilizzazione ma che ciò sarebbe a totale discrezione del singolo ente; leggi dirigenze, amministrazioni politiche e cosi via.
Da questo si può già capire che dal marasma di decreti attuativi della riforma Madia, presentati come la premessa indispensabile per il rinnovo del contratti nazionali, non potranno che uscire contratti tutt'altro che vantaggiosi per i lavoratori... anche se ce li propineranno con il solito metodo TINA e cioè "there is no alternative". Ma per quanto riguarda i lavoratori precari non c'è mistero. Qualunque sia il pretesto le varie dirigenze preferiscono mantenerli in questa situazione il più a lungo possibile.
Infatti spesso i lavoratori precari, sotto ricatto per definizione e loro malgrado, vengono pressati dall'alto per prestarsi a giochini di potere o di destabilizzazione nei confronti di alcuni lavoratori stabili che in qualche modo sono scomodi o non fanno parte del giro del dirigente, del funzionario o del politico di turno. In tempi di crisi e di incertezza basta molto poco per far scattare litigi e incomprensioni che rischiano di frenare, o di non far partire i meccanismi di solidarietà fra lavoratori, quella solidarietà già fortemente in crisi da decenni ma indispensabile per riportare la posizione dei salariati in vantaggio sulle politiche padronali di austerity e di continuo peggioramento delle condizioni di lavoro.
Chiaramente non è il lavoratore precario che mette in crisi l'esistenza professionale dei lavoratore stabile e non è il lavoratore stabile che impedisce ai precario di avere un lavoro a tempo indeterminato. Responsabile è la politica delle dirigenze -e dello Stato- che mira ad ostacolare l'unità tra i lavoratori, che siano con contratto stabile oppure precari, appaltati o... disoccupati. Si tratta di lasciare i lavoratori in una situazione di umiliazione e mancanza di dignità, per continuare a smontare e a esternalizzare i servizi pubblici a proprio piacimento. Una politica che va combattuta ricostruendo l'unità e la solidarietà dei lavoratori, e per questo c'è un solo modo : l'organizzazione e la lotta.
Corrispondenza Torino