Precettazione preventiva

La libertà di sciopero limitata gravemente da un decreto del governo greco


Nel quinto anno di crisi si accentua l’attacco governativo e padronale. L’economia del paese si è ridotta di un terzo, i salari sono stati fortemente decurtati, l’indice di disoccupazione, quasi al 30%, e insieme a quella spagnolo il maggiore d’Europa. L’aumento dell’IVA, delle imposte dirette e indirette affliggono la popolazione, per primi naturalmente i lavoratori salariati che non evadono il fisco. Le misure di austerità prese da tre anni e mezzo a questa parte, invece di “rilanciare” l’economia, hanno accentuato la crisi.

Uno dei settori più colpiti da queste misure è quello del pubblico impiego additato da tutti come la causa della crisi per la sua dimensione reputata asfittica. Tutte le categorie di queste settore sono state colpite più volte, ultimamente è stato il turno degli insegnanti. Per questi è stato infatti previsto di aumentare l’orario lavorativo di due ore alla settimana, naturalmente senza nessun aumento retributivo, tutto questo in una situazione in cui gli stipendi erano già stati decurtati di circa il 40%.

La categoria degli insegnanti è, nel settore del pubblico impiego, fra le più combattive e il suo sindacato l’OLME (il sindacato degli insegnanti delle scuole secondarie) viene considerato uno dei più radicali, un sindacato di “sinistra”. L’OLME poteva opporsi al nuovo attacco bloccando il 17 maggio, attraverso uno sciopero, l’inizio delle “Panellinies” gli esami che chiudono il ciclo degli studi superiori come da noi gli esami di maturità.

La mossa del governo è stata molto dura e determinata, infatti, prima ancora che gli insegnanti e il loro sindacato avessero preso una decisione, ha emanato un decreto di precettazione…..preventiva!

Con una misura, secondo molti giuristi di dubbia costituzionalità, veniva colpita ed azzerata una “intenzione” di lotta di tutta una categoria. Il governo (formato da una coalizione di conservatori, socialisti e sinistra democratica) prendeva una decisione che forse nessun governo dell’UE aveva mai preso ponendosi così all’avanguardia nelle misure antioperaie. Praticamente si aboliva per decreto la libertà di sciopero.

Inizialmente l’OLME, gridando all’attentato contro il diritto di sciopero, ha dichiarato che avrebbe deciso per lo sciopero in “ogni caso” ed ha organizzato manifestazioni degli iscritti nel centro di Atene. Contemporaneamente veniva richiesto agli altri sindacati la GSEE (sindacato confederale) e la ADEDY (sindacato del pubblico impiego) di appoggiare la lotta dei professori con una lotta di solidarietà. La reazione di questi sindacati è stato tiepidissima, veniva infatti proclamato uno sciopero generale di sole tre ore il giorno prime dell’inizio delle “Panellinies” per non ostacolare il loro svolgimento bloccando i trasporti pubblici. Ancora più defilata è stata la posizione del PAME il sindacato emanazione del piccolo partito comunista.

Intanto la direzione dell’OLME sottoponeva i suoi iscritti a un doppio referendum. Il primo quesito chiedeva se si voleva fare sciopero: il 92% dei votanti ha risposto affermativamente. Il secondo quesito chiedeva se si “considerava favorevole la situazione per intraprendere lo sciopero”. Qui la risposta, data evidentemente dagli stessi che avevano detto sì al primo quesito, considerava non favorevole il momento.

Non sempre si può scegliere il momento di intraprendere una battaglia, ma se è giusto intraprenderla va fatta, anche perché non farla può causare danni ancor più gravi. Questo doveva essere la giusta interpretazione del duplice referendum. Invece la direzione dell’OLME, tradendo gli iscritti che l’avevano nominata, ha deciso che siccome la situazione non era favorevole non ci sarebbe stato nessun sciopero. Ci si arrendeva senza combattere. Addirittura l’OLME non partecipava neppure allo sciopero di tre ore indetto da GSEE e ADEDY.

La cosa finiva quindi in una grave sconfitta per gli insegnanti e i lavoratori tutti, mentre il governo oltre a ottenere l’ennesima vittoria e saggiare quanto fosse debole la resistenza sindacale in uno scontro “muro contro muro”, faceva passare, senza colpo ferire, il principio che un decreto governativo poteva decidere anticipatamente quale sciopero fosse “legale” e quale no.

Per i lavoratori più coscienti questa sconfitta deve essere fonte di riflessione e insegnamento di come anche i sindacato più “radicale”, come veniva descritto l’OLME, in questa fase non possa avere che una politica, magari infarcita di fraseologia massimalista, che porta alla sconfitta dei lavoratori. Solo la nascita e lo sviluppo di gruppi di lavoratori d’avanguardia, che siano coscienti della necessità di costruire un partito autonomo dei lavoratori, potrà influenzare il sindacato verso posizioni classiste in grado di mettere nell’angolo le tendenze opportuniste, legate ai partiti parlamentari, ora maggioritarie nei sindacati greci.

Corrispondenza da Atene