Polonia: donne in lotta per il diritto all'aborto

Naturalmente, il fatto che il Parlamento polacco abbia deciso, il 22 settembre, di far studiare da una commissione parlamentare la proposta di legge, presentata dalle associazioni reazionarie, che proibisce completamente l'aborto, ha dato un nuovo slancio al movimento femminista in Polonia.


Davanti alla mobilitazione delle donne, il Parlamento polacco ha dovuto rinunciare, il 6 ottobre, al suo progetto reazionario di modifica della legislazione sull'aborto, già particolarmente restrittiva.

Questa legislazione autorizza l'aborto solo in caso di stupro o d'incesto, di malformazione grave del feto o di gravidanza pericolosa per la stessa vita della madre, a tal punto che ce ne sono appena 2.000 all'anno. Ma questo è ancora troppo per la Chiesa, che ne fa un principio e, avendo sostenuto l'elezione del partito della destra clericale nazionalista attualmente al potere, il PiS, da mesi esigeva che mantenesse le promesse. La nuova proposta di legge, portata avanti dalle associazioni reazionarie, voleva proibire completamente l'aborto. In seguito si dovrebbe rimettere in discussione la fecondazione in vitro, giudicata altrettanto satanica dalla Chiesa, come pure la limitazione della vendita della “pillola del giorno dopo” finora acquistabile senza ricetta medica.

In questi giorni però, la protesta contro il progetto di legge sull'aborto è cresciuta rapidamente. Oltre ad una manifestazione sabato 1° ottobre nelle vie di Varsavia, che ha riunito tra 5.000 e 10.000 persone secondo la polizia o gli organizzatori, nei media si sono moltiplicati gli interventi di varie personalità. Un ginecologo famoso, scrittrici, attrici, hanno preso pubblicamente posizione contro il progetto governativo. Una di loro, Krystyna Janda, recentemente attrice in film del regista Andrzej Wajda morto in questi giorni, ha chiamato ad “un lunedì nero” in cui le donne, vestite di questo colore, non sarebbero dovute andate a lavorare ed avrebbero espresso la loro rabbia “facendo lo sciopero delle donne”.

L'idea ha avuto successo e il “lunedì nero” è stato seguito in modo massiccio. Nelle grandi metropoli regionali, ma anche in piccole cittadine, le iniziative si sono moltiplicate: concerti di pentole e di fischi di qua, pasticcerie e yoga di là, spettacoli e teatro nelle piazze e ovviamente presidi e manifestazioni. Le radio e le televisioni hanno diffuso tutto il giorno interviste di donne di tutte le età, di cui alcune già nonne che dicevano di manifestare perché i loro nipoti non conoscano mai più la situazione attuale. In numerose città, davanti all'importanza del movimento, le amministrazioni hanno dovuto lasciare le impiegate uscire per raggiungere i movimenti di protesta. Negli uffici, nelle scuole, nei trasporti, gli abiti neri erano innumerevoli. Nonostante il tempo particolarmente piovoso e freddo del lunedì 3 ottobre, nelle strade c'era aria di ritorno del movimento femminista degli anni ‘70, cosa del tutto inattesa in Polonia!

Di fronte a questo movimento, i membri del governo hanno dovuto rimangiarsi il disprezzo che avevano espresso nei confronti delle donne, e ritirare il progetto. C'è da sperare che le donne polacche non abbiano detto l'ultima parola e che il movimento non si fermi a questo primo successo. Infatti l'essenziale della legislazione reazionaria rimane in vigore e le donne non possono fidarsi del governo, ovviamente, ma neanche dell'opposizione di destra liberale che quando era al potere non ha fatto nulla per modificare queste leggi. Solo la mobilitazione delle donne ha costretto questo governo reazionario a fare un passo indietro, ed un'esperienza di cui si ricorderanno.

N.M