Abbiamo già avuto modo di sottolineare che quando sono degli eventi naturali a colpire la vita degli uomini, il tipo di organizzazione sociale che vige in quel determinato momento è messo alla prova. Le alluvioni che si sono abbattute in Sicilia in ottobre hanno mostrato che questo tipo di società non è in grado di proteggere la vita degli abitanti di una città, non perché non siano noti gli accorgimenti da adottare, ma perché il formidabile freno costituito insieme dalle “leggi del mercato”, dalla corruzione che vi si accampa sopra, dai centri di potere legali e illegali dai quali dipende ogni iniziativa concreta, lo impedisce o, nel migliore dei casi, ne ritarda in modo inaccettabile l’attuazione. Per rimanere all’esempio siciliano, il sindacato degli edili di Catania ha denunciato che il progetto di un canale di gronda per convogliare le acque piovane che si versano sulla città dalle colline vicine, è pronto da 25 anni e ancora non è stato messo in opera! Ma, come sottolineano i geologi, questi eventi sono sempre meno eccezionali e quindi sempre più prevedibili. Le autorità avrebbero di conseguenza il dovere di adottare una politica del territorio non solo in termini di interventi strutturali, ma anche e soprattutto sul versante della manutenzione costante di canali e fiumi e sulla liberazione dal cemento di aree più vaste. Tutto il contrario di quello che è accaduto e continua ad accadere. La zona di Catania è quella che ha registrato la maggiore cementificazione nel corso del 2020. Cementificare significa impedire all’acqua piovana di infiltrare il terreno, favorendo quel fenomeno che tutti descrivono come trasformazione delle strade in fiumi e torrenti. Ma anche la vicenda della pandemia conferma questa analisi. Pensiamo soltanto a quante denunce sono state fatte da reporter non completamente asserviti all’ordine costituito o da organismi scientifici come la fondazione Gimbe, nei primi momenti della pandemia in Italia. Sono state documentate le condizioni del sistema sanitario pubblico, risultato di anni e anni di tagli: la mancanza di strutture, l’impoverimento drammatico della medicina di prossimità, la carenza di personale medico e paramedico negli ospedali pubblici e così via. Tutto nell’ottica di favorire le cliniche private e fare sempre di più della salute un business. E ora si sta cambiando musica? Non sembra proprio. E se non si ha voglia di tuffarsi tra le pagine del PNRR, basterà ascoltare le proteste degli infermieri degli ospedali, il cui eroismo è stato cinicamente utilizzato a costo zero dal governo Conte e da quello Draghi, e che ancora aspettano sostanziosi riconoscimenti nei loro stipendi, assunzioni in numeri apprezzabili e la possibilità di non arrivare più a fine giornata senza poter fare altro che crollare sul letto. Sulle condizioni idrogeologiche, vale la pena di citare dal rapporto che il Consiglio nazionale dei geologi ha inviato al governo: “Tra le sei Missioni in cui si articola il PNRR, ciò che ci preme evidenziare sono alcune dimenticanze strutturali e la completa assenza della previsione di fattori preventivi nelle Linee d’intervento...”. Prevenire sarà anche meglio che curare ma, evidentemente, non rende! E infatti, seguendo il documento dei Geologi, leggiamo: “La storia ci insegna che il costo degli interventi post emergenziali nel nostro Paese può arrivare fino a dieci volte il loro valore se non vengono realizzati considerando, in via preventiva, le condizioni di sicurezza e gli aspetti di pericolosità presenti nell’ambiente naturale “. Questa prosa ingenua sembra ignorare gli enormi interessi dei colossi delle costruzioni che su quel “dieci volte” hanno sempre fatto enormi profitti. Queste caratteristiche della struttura economica e sociale, che fanno mettere sempre all’ultimo posto la tutela della vita e della salute della maggioranza della popolazione, non investendovi le risorse materiali e intellettuali necessarie, non sono evidentemente, una caratteristica solamente italiana. Il cataclisma più grande che minaccia l’umanità, in sostanza, è il capitalismo. Per chi sappia andare appena sotto la superficie degli avvenimenti degli ultimi mesi questa conclusione si impone. I tempi sono maturi per un nuovo tipo di società, nella quale la scienza e la tecnica siano liberate dalle catene che impone loro il capitale e siano messe al servizio del genere umano.
R. Corsini