Per una rinascita del movimento operaio

L’esordio del governo Meloni non ha deluso la parte più reazionaria del suo elettorato, quella che ha votato “Fratelli d’Italia” proprio per le sue origini neofasciste e che si aspettava e si aspetta da un governo di destra dei provvedimenti “Legge e ordine” e una più marcata intonazione nazionalista della politica governativa in tutti gli ambiti. Così, si sono avute le manganellate agli studenti dell’Università la Sapienza a Roma, l’episodio disumano dei migranti a bordo della Ocean Viking, “finalmente” fatti approdare in Francia e la proposta di legge contro i “rave”, inizialmente scritta in modo da poter essere applicata ad ogni genere di raduno. Tutta roba che ha il pregio di non costare niente ma di lisciare il pelo agli umori fascisti, semi-fascisti e razzisti ben presenti, anche se minoritari, nell’opinione pubblica. Anche il cambiamento del nome di alcuni ministeri è propaganda a costo zero. Abbiamo oggi un ministero della “Sovranità alimentare”, un altro della “Natalità”, un altro ancora del “Merito”. Tutto in stile Ventennio.

La crisi, però, continua a colpire. I vari contentini distribuiti alla piccola borghesia, che strizzano l’occhio all’evasione fiscale, da un lato, e favoriscono il composito mondo delle partite Iva sul piano fiscale, dall’altro, non rimettono insieme i cocci di un’economia disarticolata da tutti i malanni che si accumulano sul capitalismo come sistema. La povertà in costante aumento, secondo il governo si combatte facendo la guerra ai poveri, togliendo loro, dal prossimo anno, anche quel poco aiuto che veniva dal reddito di cittadinanza. Parliamo di 400mila famiglie già ad agosto 2023.

La classe operaia sta pagando il prezzo maggiore, sia in termini di diminuzione del potere d’acquisto dei salari, sia in termini di disoccupazione, sia in termini di precariato e di vite spezzate. Non si contano più i lavoratori uccisi da un macchinario, dalla caduta da un ponteggio o da un carico di lastre di ferro che schiaccia chi si trova sotto.

Il governo Draghi, con tutto il suo “prestigio” e la sua “rispettabilità” non ha fatto praticamente nulla per contrastare la povertà e per stabilire almeno dei minimi salariali decenti. Il governo Meloni prosegue sulla stessa strada.

Anche nel sempre più minaccioso terreno dei rapporti internazionali il nuovo governo prosegue, come e più dei suoi partner europei, una politica che ci ha già portato sull’orlo della guerra. Intanto le industrie delle armi fanno affari d’oro e le imprese italiane di costruzioni sgomitano per non restare indietro nella grande abbuffata che tutti si aspettano dalla ricostruzione dell’Ucraina.

Allargando lo sguardo al mondo, il corso del capitalismo sembra assumere le stesse caratteristiche che aveva cento anni fa. Un susseguirsi di continue crisi economiche punteggiate da pochi momenti di ripresa, il rafforzamento delle spinte nazionaliste e autarchiche, la continua massa in discussione di equilibri ed alleanze internazionali per cui gli alleati o gli amici di ieri diventano i nemici di oggi e viceversa. Una situazione che allora portò alla seconda guerra mondiale, con decine di milioni di morti.

L’unica forza in grado di fermare questa involuzione sociale è la classe lavoratrice. Senza una rinascita del movimento operaio e la formazione, al suo interno, di gruppi dirigenti capaci, onesti ed energici, orientati verso il traguardo del socialismo, l’umanità sarà costretta fatalmente a percorrere le stesse strade e a pagare prezzi anche maggiori.