Uno sciopero generale, cominciato il 20 gennaio in Guadalupe e il 5 febbraio in Martinica, ha paralizzato fino ai primi giorni di marzo queste due isole delle Antille, ex colonie francesi e ancora oggi dipartimenti francesi d’oltremare. I lavoratori hanno avanzato una serie di rivendicazioni e in particolare chiedevano un aumento dei salari di almeno 200 euro mensili. Lo sciopero continuava ancora all'inizio di marzo anche se gran parte delle rivendicazioni erano soddisfatte, perché una frazione del padronato locale si rifiutava ancora di firmare l'accordo.
Le isole francesi d'oltre mare sono afflitte in modo particolare dal carovita, anche se questo imperversa in tutto il paese. I prezzi nelle isole, compreso i prezzi dei generi alimentari, della benzina, del gas e dei prodotti più indispensabili, sono superiori del 40%, 50% e oltre, a quelli del continente. I trasporti con la Francia metropolitana, i supermercati, l'industria alimentare locale, sono nelle mani di poche famiglie ricchissime che incamerano profitti enormi, ricattando così la popolazione con complicità delle autorità statali. In maggior parte sono famiglie “béké”, cioè eredi degli schiavisti bianchi che hanno sfruttato le isole per secoli. La maggioranza della popolazione invece discende dagli schiavi che furono portati lì ai tempi della tratta dei neri. L'abolizione della schiavitù risale solo al 1848 e, anche se oggi vigono nelle isole le stesse leggi sociali su salari, condizioni di lavoro, ecc, che vigono in Francia, comunque qualcosa rimane dei vecchi rapporti coloniali. Questo fa che aumentare ulteriormente la collera della popolazione delle Antille francesi.
Lo sciopero in Guadalupe è stato lanciato e diretto da un collettivo dal nome di Lyannaj Kont Pwofitasyon (LKP), il che in lingua creola significa “Alleanza contro lo sfruttamento eccessivo”, un collettivo che riunisce numerose associazioni e sindacati e in cui sono presenti militanti nazionalisti e militanti della sinistra rivoluzionaria. Dall'inizio lo sciopero è stato totale e delle grandi manifestazioni di 20.000 o 30.000 persone si sono svolte in queste due isole che contano un po' più di 400.000 abitanti ciascuna.
Il governo di Sarkozy, che come si sa è sempre preoccupato di dimostrare che sa intervenire tempestivamente su tutti i fronti, di fronte a questo movimento sociale è rimasto in gran parte silenzioso. Per il governo c'era di che essere preoccupato perché nello stesso periodo, il 29 gennaio, su appello dei sindacati si è svolta in tutta la Francia una giornata di scioperi e manifestazioni, che ha visto più di un milione di partecipanti, con rivendicazioni contro la crisi e per l'aumento dei salari simili a quelle degli Antillani. Il movimento dei lavoratori delle Antille, quindi, non solo incontrava la simpatia dei lavoratori in Francia ma poteva suscitare una generalizzazione della lotta all'insieme del paese.
Il governo e i padroni béké delle isole sostenuti dal padronato francese, si sono a lungo ostinati a rifiutare l'aumento di 200 euro rivendicato dagli scioperanti, sperando nell’esaurimento del movimento. L'invio nelle isole di importanti forze di repressione ha fatto salire la tensione causando il 17 febbraio la morte di un militante sindacale della CGTG, la CGT di Guadalupe. Ma il movimento invece di esaurirsi si è rafforzato e indurito, forzando il governo a fare concessioni e dimostrando che il cosiddetto governo forte di Sarkozy è debole quando si trova di fronte ad un forte movimento dei lavoratori.
Ovviamente non ci sono famiglie ricchissime solo nelle isole francesi delle Antille. Queste sono poca cosa rispetto a quelle del grande capitale francese che in questo periodo di crisi continuano di fare profitti enormi e, in più, ricevono aiuti di decine di miliardi di euro da parte dello Stato mentre chiude centinaia di fabbriche e licenziano o mandano in cassa integrazione decine di migliaia di lavoratori.
L'aumento dei salari, la lotta contro la disoccupazione e la precarietà, il rifiuto che siano i lavoratori a pagare le spese di una crisi dovuta all'irresponsabilità e alla voracità delle classi dirigenti, capitalisti e banchieri speculatori, sono esigenze che riguardano tutti i lavoratori, non solo delle Antille ma di tutta la Francia e degli altri paesi. La lotta dei lavoratori delle Antille è la lotta di tutti i lavoratori, è un esempio per tutti.
A.F.