La società Trenord gestisce tutto il trasporto pubblico regionale su rotaia in Lombardia. Nasce nel 2011 come fusione tra le vecchie Ferrovie Nord e la divisione trasporto regionale lombarda di Trenitalia. Lo scorso 21 giugno la quasi totalità delle sigle sindacali aveva firmato un contratto con la Trenord definito come un passo in avanti “rivoluzionario”. Ma evidentemente i lavoratori sono di diverso avviso, per loro, giustamente, un prolungamento degli orari di lavoro non ha niente di rivoluzionario. La loro rabbia è stata in qualche modo rappresentata dai dirigenti locali del sindacato O.r.s.a. e dai militanti di CUB-Rail. Non dando per scontato niente, si sono attivati e hanno raccolto le firme di oltre 2000 dipendenti su 4200 per chiedere che venga indetta una seria consultazione, tramite referendum, sul nuovo contratto. Quello dei ferrovieri lombardi è un esempio significativo e può servire di sprone al resto dei ferrovieri italiani, dipendenti di Trenitalia o di altre imprese. Infatti, spesso lo spirito di rassegnazione ha la meglio sull’indignazione. Gli apparati sindacali si fanno forti del “fatto compiuto” al quale sembra non possa esserci rimedio. Il 23 ottobre una folta delegazione di dipendenti della Trenord si è recata al “Pirellone”, la sede della Regione Lombardia per presentare le firme raccolte e chiedere all’assessorato ai trasporti di non considerare valido un accordo non approvato da nessuna consultazione. Nel frattempo si stavano preparando a un altro sciopero di ventiquattro ore per il 28 ottobre