Gli inutili Forum di Davos dei predoni del mondo…l’appuntamento annuale si è ripetuto a gennaio anche quest’anno, senza meritare di essere ricordato per i risultati. Rischi globali per i conflitti internazionali, i cambiamenti climatici, l’enorme aumento della disoccupazione, segnatamente di quella giovanile. La ricchezza, però, gode ottima salute.
Qualcosa di più interessante della quattro giorni che ha riunito a Davos politici e imprenditori da oltre 140 Paesi, si potrebbe forse trovare nell’indagine svolta dall’Oxfam – organizzazione non governativa che riunisce 17 associazioni in più di 100 Paesi - proprio in preparazione dell’incontro. Le intenzioni di questa organizzazione stupiscono se non altro per l’ingenuità, oppure – da un altro punto di vista – per la fiducia cieca nelle istituzioni borghesi, che dovrebbero risolvere i problemi del pianeta. Come se si trattasse solo di un problema di volontà, il rapporto stilato da Oxfam affronta le tendenze mondiali e distribuisce le sue ricette, evidentemente ignorando che né i Governi democratico-borghesi né le grandi imprese hanno mai ascoltato le persone di buon cuore che vorrebbero rimediare alle ingiustizie, ma si sono limitati, per tutto il corso della loro storia, da una parte a contenere la rabbia popolare, dall’altra a realizzare profitti immediati.
GRANDI CAPITALI ESIGONO GRANDI MISERIE
Gli appelli diretti ai Governi a lavorare per i cittadini, a contrastare le disuguaglianze, a dividere equamente il carico fiscale e a eliminare le scappatoie fiscali internazionali, le esortazioni a pagare salari dignitosi e a colmare il divario astronomico con gli stipendi dei manager, e infine gli inviti a realizzare l’universalità dei servizi pubblici gratuiti entro il 2020, appaiono tanto più sprovveduti in quanto sarebbero la diretta conseguenza di uno studio accurato sulle grandi disuguaglianze e sulle loro cause. Secondo Oxfam, “la ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle mani di una ristretta elite di ricchi individui […]”. Le imprese “spendono milioni di dollari all’anno per attività di lobby, volte a favorire un ambiente politico che possa proteggere e rafforzare ulteriormente i loro interessi. Le più fruttuose attività di lobby negli Stati Uniti riguardano il bilancio e il fisco, ovvero gli ambiti di gestione delle risorse pubbliche, che dovrebbero essere indirizzate a beneficio dell’intera popolazione, piuttosto che rispondere ad interessi di potenti lobby”. Per quali vie si potrebbero quindi invertire questi meccanismi, per addivenire al benessere e alla pace di ogni abitante del pianeta, risulta del tutto incoerente. Nessuna classe dominante ha mai provveduto da sola al proprio suicidio, e non ci sono ragioni per ritenere che possa farlo la classe dominante del ventunesimo secolo. Potrebbe cambiare direzione solo il proletariato sfruttato, se fosse finalmente capace di organizzarsi e dirigersi.
PER 80 INDIVIDUI NON BASTA QUANTO POSSIEDONO IN 3 MILIARDI E MEZZO
Ma, al di là degli strumenti inadatti che indica questa organizzazione, d’altronde per sua natura tutt’altro che rivoluzionaria, i dati che ha raccolto sono abbastanza sorprendenti. Per quanto si sia consapevoli dei meccanismi che hanno portato alla crisi economico-finanziaria degli ultimi anni, del ruolo sempre più determinante giocato dalla finanza, si fa ancora fatica a realizzare come siano state gettate concretamente sul lastrico intere popolazioni, e contemporaneamente le grandi ricchezze siano lievitate. E questo in senso assolutamente letterale: dal 2009 al 2014, in piena crisi economica, con tutte le sue conseguenze, il patrimonio delle 80 persone più ricche al mondo è raddoppiato in termini nominali, mentre la ricchezza del 50% più povero nel 2014 è inferiore a quella posseduta nel 2009. La ricchezza di questi 80 individui – ci avverte Oxfam - è ora la stessa di quella posseduta dal 50% più povero della popolazione. Perciò 3 miliardi e mezzo di persone si spartiscono tra loro l’equivalente della ricchezza di 80 persone. Nel 2010 ce ne volevano 388, quindi nel giro di 4 anni la ricchezza si è concentrata con una velocità incredibile. Se questa tendenza continuerà, e per ora non ci sono ragioni perché s’interrompa, fra soli due anni l’1% più ricco avrà più del totale posseduto dal restante 99% della popolazione.
GOVERNI E GRANDI CAPITALI
Come hanno raggiunto un tale risultato, questi esponenti eccellenti della classe dominante? Ogni anno la rivista americana Forbes pubblica una lista degli uomini in vista più ricchi del mondo in miliardi di dollari statunitensi. A quanto pare, nella lista dei miliardari almeno un terzo eredita, o aveva già accumulato ricchezze stabili. Ma ci sono alcuni settori economici che, in questi anni di crisi, hanno permesso a molti di fare un sensazionale “salto di qualità”: si tratta dei settori finanziario e assicurativo, che nel solo periodo di un anno, da marzo 2013 a marzo 2014, hanno consentito ai miliardari con interessi in questi settori di incrementare i loro capitali con una crescita nominale intorno al 15%. La finanza che è diventata, nella realtà dei fatti, fonte di miseria per la maggioranza della popolazione, è tuttora un ottimo metodo per drenare risorse convogliandole verso la minoranza privilegiata. Ma ce n’è uno ancora migliore. Si fanno affari d’oro nel settore farmaceutico-sanitario, che anzi è quello che ha consentito tra il 2013 e il 2014 l’incremento di ricchezza più ingente: ben il 47% in più fra tutti i miliardari che investono nel ramo. E’ facile capire perché è impossibile negli Stati Uniti una riforma equa del sistema sanitario, o perché stia diventando un po’ ovunque insostenibile l’assistenza sanitaria pubblica, o ancora perché nei Paesi poveri di Asia e Africa l’emergenza sanitaria sia drammatica.
Oxfam stessa denuncia l’influenza economica e politica che il grande capitale esercita sui governi “specialmente su questioni e politiche che hanno delle ripercussioni sui loro interessi aziendali”. Il settore finanziario ha speso nel 2013 in U.S.A. 400 milioni di dollari per “fare lobby”, quello farmaceutico-sanitario 487. Il grande capitale considera questi soldi un investimento, ed è così. E’ una spesa che ritorna: basti pensare agli oneri del “salvataggio” delle banche, costati ai contribuenti statunitensi 21 miliardi di dollari. Le banche si sono riprese bene e hanno continuato a fare affari, i livelli medi di reddito della popolazione sono ancora sotto i livelli pre-crisi. Lo stesso meccanismo speculare è avvenuto nell’Unione Europea.
Non sarà facendo appello ai responsabili del disastro che si eviteranno nuovi disastri.