Non sono morti “bianche”

Tre giorni dall'inizio del 2025: tre giorni soltanto, e già si registrava il primo morto sul lavoro. Un operaio precipitato con un volo di sei metri da un'impalcatura in un cantiere di Lamezia Terme. Come accade spesso, è un infortunio in un cantiere edile, settore tra i più a rischio. Ma non l'unico

 

Le chiamano morti “bianche”, e sottintendono morti di cui nessuno è responsabile; morti per le quali non si vede una mano assassina, morti per le quali si suggerisce una disgrazia fatale, inevitabile, a cui in fin dei conti sarebbe necessario rassegnarsi. Quindi, se si parla di una possibilità accettabile, quanto vale la perdita di una vita può essere quantificato, magari con un punteggio. A quanto pare, è la logica sottesa alla recente legge che istituisce nei cantieri (non solo edili, ma anche di installazioni elettriche, idrauliche, etc.) la cosiddetta “patente a punti”. Con l'entrata in vigore della suddetta dal 1 ottobre 2024, si assegnano 30 punti iniziali alle imprese: un infortunio mortale - una morte “bianca” – vale una decurtazione di 20 punti, ma solo dopo anni e dopo una condanna definitiva; da 8 a 15 punti si perdono per inabilità temporanea o permanente al lavoro; 10 punti per malattia professionale. Così la vita degli esseri umani che lavorano è valutata in punti, che si possono perdere, ma si possono anche recuperare: basta che l'impresa iscriva i dipendenti a un corso di sicurezza sul lavoro di 12 ore, completo di certificato di partecipazione, ed ecco che si riacquistano 5 punti. C'è anche l'omaggio di un credito ogni due anni di attività senza violazioni, fino a un massimo di 20 punti. Sotto i 15 crediti teoricamente dovrebbe essere impedita ogni operatività nei cantieri, salvo l'aver concluso almeno un 30% del lavoro previsto: in questo caso, adempienze o inadempienze, i lavori possono essere portati a conclusione.

Il banale buon senso basterebbe a suggerire che, di fronte alla fame di profitti e all'assenza di controlli, ben poco possono punti, punteggi e decurtazioni. Se nonostante la scarsità di ispezioni effettuate il 75% dei cantieri viene trovato non in regola, se molti infortuni non vengono denunciati, anche perché di frequente riguardano lavoratori assunti al nero, se infortuni gravi vengono spesso mascherati da eventi estranei al lavoro, difficile che la minaccia di perdere crediti possa trasformare all'improvviso i lupi in agnelli. Peraltro, i dati sugli infortuni occorsi nel 2024, e quelli già disponibili per i primi mesi del 2025, hanno proporzioni allarmanti in ogni settore. I casi mortali denunciati all’Inail nel 2024 sono stati 1.077. Rispetto ai 1.029 del 2023 sono 48 in più, di cui 7 in più avvenuti sui luoghi di lavoro, e 41 in più in itinere. Difficile fare un raffronto con gli anni immediatamente precedenti, perché falsati dai lunghi periodi di inattività dovuti all'epidemia Covid. Ma già a partire dal gennaio 2025 il bilancio è ancora più drammatico, perché solo in questo mese si sono avuti 60 morti sul lavoro, 15 in più rispetto allo stesso mese del 2024, un violento aumento di oltre il 30%. Di questi, 46 sono avvenuti sul lavoro e 14 in itinere. Logistica e magazzinaggio, costruzioni e manifatture i settori più letali; i lavoratori stranieri colpiti in proporzione più che doppia rispetto agli italiani, segno che sono loro a svolgere non solo i lavori meno tutelati e più pericolosi, ma anche quelli senza contratto o con contratti irregolari.

Se fossero morti “bianche”, se davvero non ci fossero responsabili per queste morti, sarebbe utile capire perché aumentano, nonostante l'imponente apparato di norme a disposizione, a quanto pare fra le più avanzate in Europa. In realtà l'abbondanza di normative riesce solo a mascherare la scarsa attenzione per la vita di chi lavora, mentre il vero impegno è rivolto ai provvedimenti che vanno incontro agli interessi delle imprese. Tant'è che, in ossequio a “trasparenza” e “semplificazione” le (eventuali e molto, molto improbabili) ispezioni alle aziende per verificare la presenza di assunzioni irregolari prevedono un preavviso di di 10 giorni, e se tutto è a posto per i successivi 10 mesi l'impresa sarà esente da controlli. Se poi non basta nemmeno il preavviso, e l'ispettore trova qualche lavoratore al nero, magari in un cantiere edile, c'è sempre il cosiddetto “errore scusabile”. Il padrone può usare il pretesto di un ritardo nella comunicazione alla Cassa Edile, e ha 20 giorni di tempo per sistemare l'illecito. Cantieri irregolari sono la premessa per incidenti più frequenti, ma la ministra del Lavoro Calderone ha dichiarato recentemente di essere soddisfatta per i dati delle ispezioni effettuate. Secondo quanto afferma il sindacato Uil, sarebbero stati effettuati 5692 controlli, con 8 violazioni contestate per la mancanza della patente a punti, e nessuna revoca su oltre 400.000 patenti rilasciate dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro. Ma certo, un ottimo risultato: non c'è che dire. Le imprese ringraziano.

Aemme