MA QUALI AUMENTI? NON RESTITUIRANNO NEMMENO IL MALTOLTO…

Aumenti per gli stipendi della Pubblica Amministrazione! Titolava così Il Sole 24 ore del 22 ottobre, immediatamente seguito da una pletora di giornali e giornaletti, tutti presi chi da sgomento, chi da ansia e angustie per i conti dello Stato, chi da indignazione per i soliti privilegiati, che avrebbero visto aggiungere - ai loro lauti stipendi da 1.200,00 euro al mese dopo più di trent’anni di lavoro e contratti bloccati almeno fino al 2015 - la favolosa cifra di una ventina di euro al mese.

Intanto, non sarebbe stato un aumento, ma la restituzione del maltolto: semplicemente il rimborso di quanto era stato indebitamente sottratto ai lavoratori, con modalità da furto con destrezza. La Legge Finanziaria del 2010 aveva infatti trasformato i TFS (trattamenti fine servizio, in pratica la liquidazione dei dipendenti pubblici) in TFR, in sostanza equiparando gli accantonamenti alle modalità dei dipendenti del settore privato. Salvo un piccolo particolare: l’Amministrazione Pubblica ha continuato a trattenere la rivalsa del 2,50% sull’80% del salario, che era prevista solo per il TFS.

Il TFR si applicava già prima a tutti gli assunti dal 1.1.11, mentre per gli altri era ancora in vigore il TFS; senza addentrarsi nelle differenze tra le modalità di calcolo dei due trattamenti, è sufficiente registrare che in alcuni casi (la maggioranza) può essere più vantaggioso il primo, in altri il secondo. Comunque il secondo non prevede ulteriori prelievi, mentre per i lavoratori pubblici si era attuato un vero capolavoro: alle conseguenze – negative per la maggioranza di loro - del passaggio al TFR, si aggiungeva anche lo scippo del 2,5%. Ci sono voluti un paio di anni, prima che la Corte Costituzionale si accorgesse dell’incostituzionalità della norma, stabilendo che un euro “ha lo stesso valore sia quando va in tasca a uno statale sia quando finisce a un lavoratore privato, per cui deve essere sottoposto a una tassazione identica”, come chiosa Il Sole 24 ore. Già i lavoratori pubblici pregustavano i venti euro che sarebbero stati restituiti alle loro tasche…sugli arretrati no, non facevano affidamento, già il fatto che fossero ormai in pancia all’INPS, non faceva sperare granché. Ma ecco il colpo di scena: piuttosto che rendere il maltolto, e con un tempismo prodigioso, inconcepibile per i cosiddetti “tempi della politica”, il Governo ha varato – nel giro di una settimana! – un decreto con il quale ripristina il TFS e non restituisce niente a nessuno. Inutile aggiungere che va bene a chi può andare in pensione ora, e con il TFS. Per tutti gli altri, si può scommettere che gli esperti governativi sono già al lavoro per riformulare il tutto, cercando di fregare i lavoratori con più eleganza, e senza farsi beccare con le mani nella marmellata.