Lo sciopero alla Fincantieri di Marghera

Quello che segue è il testo integrale di un volantino del Comitato di sostegno dei lavoratori della Fincantieri di Marghera.

Lo sciopero del giorno 1 ottobre è pienamente riuscito. Ora bisogna continuare con l’unità di tutti i cantieri e una maggiore partecipazione dei lavoratori, unendosi a tutti i metalmeccanici e agli altri lavoratori impegnati nel rinnovo dei contratti!

Lavoratori della Fincantieri e degli appalti,

alla faccia di chi lo ha boicottato attivamente, cioè il padrone, FIM e UILM, lo sciopero del 1° ottobre è riuscito bene. L’adesione è stata alta o altissima ovunque. L’unico aspetto, importante, molto importante, su cui vanno fatti dei passi avanti è una più attiva partecipazione degli operai e degli impiegati. Perché – qui ci riferiamo a Marghera – non è possibile fermare del tutto il cantiere (con nove porte di ingresso) se non ci sono almeno 150-200 operai e impiegati disposti a fare parte, e parte attiva, del picchetto; specie nei prossimi mesi quando arriveranno le ditte che dovranno provvedere all’allestimento della nave.

Ma una cosa deve essere chiara a tutti, inclusa la FIOM: indietro non si può e non si deve tornare! Basta con gli scioperi separati cantiere per cantiere! Anzi, visto l’atteggiamento oltranzista di Bono e Co., si deve arrivare ad una grande manifestazione nazionale di tutti i cantieri per ribadire il NO all’allungamento degli orari e alla “flessibilità” del 6x6 generalizzato, il NO al supersfruttamento del lavoro negli appalti, il NO alle esternalizzazioni degli scafi e all’aumento degli appalti, il NO alla crescente repressione aziendale e ai controlli con i microchip. E per imporre la fine del furto sui salari che sta attuando Fincantieri con l’abolizione del premio di produzione, e l’inizio di un forte aumento degli occupati operai alle dirette dipendenze della Fincantieri.

Bono, Sorrentino e gli altri boss dell’azienda dai guadagni favolosi si vantano per avere ottenuto commesse in tutto il mondo e per la crescita del fatturato aziendale e gli ordinativi capaci di coprire i prossimi 10 anni. Ma come gli schiavisti dei secoli passati pretendono di peggiorare in modo catastrofico le condizioni di lavoro degli operai diretti e degli appalti. Per ottenere questo risultato, stanno attaccando in maniera brutale la libertà, il diritto dei lavoratori di organizzarsi e di lottare. A Palermo pretendono addirittura l’impegno a non scioperare mai. A Trieste impediscono ai tecnici di riunirsi in assemblea. A Marghera smontano il palco e le casse in mensa, chiamano a rapporto i membri dell’ufficio tecnico perché hanno ‘osato’ scioperare, fanno intimidazioni a raffica, danno ordini alla FIM e alla UILM di spezzare gli scioperi …

Dunque, nessuna illusione: Fincantieri cambierà posizione solo ed esclusivamente se noi lavoratori glielo imporremo con la nostra forza organizzata, messa in campo con determinazione, anche per dire basta alla continua azione di pressione e di mortificazione sui singoli lavoratori svolta quotidianamente dall’azienda.

Fincantieri si sente ora spalleggiata dalla Confindustria che vuole radere al suolo il contratto nazionale, e dal governo Renzi che vuole la stessa cosa e, in più, limitare al massimo il diritto di sciopero. Ma anche noi – nel momento in cui si apre un conflitto che riguarda l’intera categoria dei metalmeccanici, i lavoratori della logistica (protagonisti negli anni scorsi e tutt’oggi di forti lotte con il loro SI-Cobas), gli alimentaristi, il pubblico impiego e altre categorie ancora – possiamo contare su altre forze, grandi forze, oltre le nostre. Per sfondare il muro padronale, la nostra vertenza aziendale deve confluire nella lotta più generale contro la Confindustria e contro il governo, per il rinnovo di tutti i contratti nazionali in scadenza, per aumenti salariali che non siano elemosine, per la riduzione degli orari di lavoro a parità di salario, per l’aumento dell’occupazione, etc.

Ritorniamo a dire dei forti NO, come hanno saputo fare negli Stati Uniti gli operai della Fiat-Chrysler in faccia al mamma santissima Marchionne, e degli altrettanto forti SI’ per riprenderci quello che negli ultimi trenta anni ci è stato tolto dai trenta (o trecento) ladroni che tutto comandano.