Con un 51,9 contro un 48,1 nel referendum sulla “Brexit”, ha vinto l’uscita dall’Unione Europea. Andiamo in stampa mentre le agenzie battono la notizia e i primi commenti. Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker aveva già affermato, poco prima del voto, che “chi è fuori è fuori”, facendo capire che non ci sarebbe stato nessun nuovo negoziato nel caso avessero vinto i fautori del “leave” (lasciare). Naturalmente, né lui né nessun altro possono arrogarsi il diritto di stabilire una volta per tutti, per i tempi a venire, le forme di un rapporto economico che è oggettivo prima ancora che istituzionale e burocratico. In ogni caso le conseguenze immediate dell’esito del referendum sono state il crollo della sterlina ai livelli del 1985 e quello delle borse di tutto il mondo e delle piazze europee in particolar modo. La corsa alla vendita di titoli legati alla sterlina ha fatto chiudere la Borsa di Milano per eccesso di ribasso. Il premier britannico, David Cameron ha annunciato le proprie dimissioni.
Nessuno sa come andrà a finire ma è certo che la borghesia, tanto al di là che al di qua della Manica ha ora un altro argomento per comprimere i salari e, in generale, le condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori europei.