I comportamenti discriminatori nelle aziende sono sempre più diffusi dopo le leggi sul lavoro degli ultimi anni
Un operaio di 55 anni, al rientro in fabbrica dopo aver subito un trapianto di fegato, viene licenziato per “inabilità” al lavoro.Vi lavorava da 27 anni.
È accaduto, in marzo, alla Oerlikon Graziano di Rivoli, comune della cintura di Torino, azienda che produce organi di trasmissione con 1500 lavoratori in Italia, di cui 700 a Rivoli.È incredibile che un’azienda di dimensioni così rilevanti possa affermare di non poter adibire quell’operaio ad un’altra mansione.
I compagni di lavoro hanno subito mostrato in modo compatto la propria solidarietà con due ore di sciopero. Lo stesso hanno fatto gli operai dello stabilimento di Luserna San Giovanni, sempre nel torinese.
La Oerlikon non è nuova a simili comportamenti discriminatori. In passato, l’azienda aveva licenziato due delegati Fiom degli stabilimenti di Sommariva Bosco e di Bari. Oggi, a distanza di pochi giorni dal licenziamento dell’operaio di Rivoli, la Oerlikon di Bari dà il benservito ad un lavoratore, anche in questo caso per “sopravvenuta inidoneità fisica”. L’operaio era appena rientrato al lavoro dopo un intervento cardiaco. Anche qui i suoi compagni di lavoro sono scesi in sciopero per quattro ore. La Fiom sottolinea che l’operaio licenziato aveva recentemente denunciato le regole riguardanti le pause collettive imposte dall’azienda, regole così disumane da rendereimpossibile soddisfare persino i bisogni fisiologici.
Ciò non accade soltanto alla Oerlikon, ma in moltissime altre realtà lavorative, e ancor di più dopo le ultime leggi che peggiorano le condizioni di lavoro, a partire dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Sempre nel mese di marzo, per fare solo un esempio, un operaio della Metalcastello, azienda che produce ingranaggi in provincia di Bologna, ha licenziato un lavoratore perché faceva “troppe” pause in bagno dopo un trapianto di rene. E pensare che, di recente, la stessa azienda aveva lanciato una campagna dal titolo “Metalcastello ha a cuore la salute dei propri dipendenti”. Di sicuro non quella dell’operaio licenziato.
M.I.