Un servizio della rete americana CNN, ripreso in parte dalle televisioni europee, ha mostrato come in Libia i migranti siano venduti come schiavi. Il segretario generale dell'ONU si è dichiarato “sconvolto” e l'alto commissariato delle Nazioni Unite ai diritti dell'uomo ha anche indicato i responsabili denunciando “la politica inumana dell'Unione europea che consiste nell'aiutare i guardacoste libici ad intercettare e respingere i migranti del Mediterraneo”.
Il servizio mostrava una vendita degna dei momenti più bui del periodo coloniale. Mentre alcuni giovani neri si facevano avanti, una voce annunciava: “dei ragazzi grandi e forti per il lavoro agricolo” e le offerte crescevano: “500, 600, 650 dinari”. Questi orrori sono conosciuti da tempo ma è la prima volta che li si sono potuto filmare e mostrare al pubblico.
Gheddafi rinchiudeva i migranti nelle sue prigioni e per ritrovare la libertà dovevano lavorare per i guardiani o soddisfare i loro capricci sessuali. Dopo la sua caduta le varie milizie sostenute dalle potenze occidentali hanno preso il potere e commesso a loro volta queste esazioni. Le testimonianze dei superstiti raccontano quale inferno è il passaggio in Libia per i migranti africani. Catturati dai trafficanti e ridotti in schiavitù, lavorano nei campi, senza salario, appena nutriti. Molti si ammalano e muoiono perché i loro padroni non li vogliono portare negli ospedali. Le donne ed i bambini fungono da schiavi sessuali. Spesso chi non ha trovato un acquirente viene ammazzato. Nel maggio scorso, l'organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) aveva già denunciato l'esistenza di mercati degli schiavi in Libia, senza sollevare grandi reazioni.
L'Unione europea sa benissimo che getta i migranti nelle mani delle mafie. Finanzia a questo scopo il cosiddetto governo libico d'unione nazionale installato a Tripoli. Quest'ultimo è sostenuto dall'ONU, ma il suo solo potere è quello che le milizie gli lasciano. Il suo presidente Fayez al-Sarraj ha firmato con l'Unione europea e sotto guida dell'Italia un accordo che gli garantisce finanziamenti, materiale ed una formazione per i suoi guardacoste affinché intercettino le barche in mare e riportino di forza i loro “passeggeri” sulle coste libiche. I dirigenti europei giustificano questa politica dicendo che vogliono evitare le morti in mare, ma sanno bene cosa i migranti possono aspettarsi nei centri di detenzione. Di fronte a questa prospettiva, alcuni preferiscono buttarsi in acqua col rischio di annegare.
L'inferno libico è tenuto dalle milizie mafiose, ma i mandanti sono i dirigenti europei, con al primo posto quelli italiani.
D. M.